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Daniela Ceccarelli, una medaglia d’Oro da mediano

STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.
Daniela Ceccarelli, una medaglia d’Oro da mediano

“Non avevo mai vinto una gara, è logico che mi sentissi vagamente imbarazzata. E c’ è chi storcerà il naso, ora che all’ Olimpiade ha vinto un’ illustre sconosciuta. Però, ragionandoci sopra, non ho rubato nulla: il mio non è un furto, ma l’ epilogo, magari fortunato, di un duro lavoro”. Due anni prima, Luciano Ligabue cantava “Una vita da mediano” dove uno dei passaggi recitava “anni di fatica e botte e vinci casomai i mondiali”. Daniela Ceccarelli, nel lontano Utah, ha appena vinto le Olimpiadi, poca anzi tantissima la differenza, nel SuperG, dieci anni dopo Deborah Compagnoni. Una vita da mediano la sua, da Rocca di Papa vicino a Frascati alle nevi eterne della medaglia d’Oro, una vita dove colleziona solo tre podi in Coppa del Mondo, tutti nello spazio di dodici mesi con in mezzo il fulmine dorato, a dicembre del 2001 il secondo posto nel SuperG di St.Moritz con il pettorale 18, a gennaio il terzo posto nella Discesa di Cortina e dieci mesi dopo l’exploit di Snowbasin, Salt Lake City, il secondo posto nel SuperG di Val d’Isere.

Sono altre le frecce sulle quali l’Italia puntava per centrare il bersaglio: c’è Isolde Kostner che ha avuto l’onore di portare il tricolore nella Cerimonia di Apertura e che nella sua carriera da talento precocissimo a matura campionessa ha già vinto tutto. Due Bronzi otto anni prima a Lillehammer in SuperG e Discesa, due Ori mondiali in SuperG nel 1996 e nel 1997, e nella stagione precedente alle Olimpiadi nello Utah la Coppa del Mondo di SuperG e l’Argento in SuperG ai Mondiali. Sei giorni prima nella Discesa Libera si è arresa solo alla francese Montiller e ha portato a casa l’Argento di Olimpia. C’è la ventitreenne Karen Putzer, quattro volte campionessa del mondo juniores (due in SuperG), Argento in Gigante e Bronzo in Combinata l’anno precedente ai Campionati Mondiali. E poi c’è lei, Daniela Ceccarelli, che nello Sci, sono parole sue, “Ho imparato a salire le scale. Ho fatto figuracce per 25 anni”. Dal primo spazzaneve sulle nevi del Terminillo, messa sugli sci dal padre, ufficiale dell’Aviazione, che la ha poi spinta verso il Nord, lo Stelvio, Selvino e poi il nido definitivo a San Sicario, alta Valle di Susa. Un po’ di umana civetteria sotto il casco, risultati che fanno fatica ad arrivare, una caduta in Svezia con il brivido di possibili lesioni alla colonna vertebrale, il matrimonio con Alessandro Colturi, ex azzurro della velocità che per scelta non è a Snowbasin, troppa tensione.

A guidare questo terzetto è Tino Pietrogiovanna, protagonista della Valanga Azzurra, che all’empireo olimpico ha già accompagnato, come un padre all’altare, Deborah Compagnoni nel 1998. La mattina della gara, Pietrogiovanna è sulla pista alle quattro del mattino ad accarezzare la neve, ad annusarla, capirla per trovare i materiali giusti a capire come ha tracciato il tecnico svedese. In casa azzurra non si è lasciato niente al caso: Karen Putzer ha deliberatamente scelto il 2, un numero basso, nel caso la pista favorisse i primi a partire, Daniela ha il 9, Isolde Kostner ha il 10.

C’è il sole, non c’è il temuto vento che poteva sparigliare le carte. Karin Putzer scende precisa, senza esitazioni, piomba a tutta velocità sul traguardo. Difficile avere un termine di paragone, prima di lei è scesa solo la tedesca Haltmayr che porta a casa un distacco di quasi due secondi e mezzo. 1’13”86, il tempo dell’azzurra, sono istanti nei quali si vive di sensazioni. Forse potrebbe valere una medaglia. Iniziano ad arrivare le altre favorite: l’austriaca Dorfmeister ha venti centesimi di ritardo dopo il primo intertempo, soli 15” di gara, e non li recupera più. Sul traguardo paga 22 centesimi. La Meissnitzer regala un brivido, parte lenta ma quando mancano solo dodici secondi all’arrivo, la esse in diagonale che immette sullo schuss d’arrivo, ha 10 centesimi di vantaggio. Li perde tutti, anzi ne perde 19 e scivola dietro alla Putzer. Sbaglia la prova Renate Goetschl che finisce ad oltre mezzo secondo, l’Oro della Discesa, la francese Carole Montillet, incassa 42 centesimi di ritardo, la tedesca Gerg 13. Tocca a Daniela Ceccarelli, il marito alla vigilia le ha detto di sciare secondo le sue possibilità, di dare tutto quello che poteva esprimere e lei lo fa. Parte coltello tra i denti, un po’ troppo sul palo nelle prime porte dove paga 7 centesimi alla compagna, poi sembra sciare in completa armonia con le ondulazioni della pista, pennella ogni curva, non uno schizzo di neve di troppo. Al secondo intermedio è già la più veloce, piomba sul traguardo ed è prima in 1’13”59. Ha una esitazione, durante la discesa era convinta di essere in svantaggio, legge 9 sul tabellone, pensa di essere nona su nove atlete scese ed è delusa. Poi capisce che è il suo pettorale e realizza di essere vicino all’impresa.

Isolde Kostner non è mai in gara, alla fine sarà tredicesima con 1”40 di distacco da Daniela, fa solo dieci centesimi meno Pernilla Wyberg. L’aria sembra tingersi d’azzurro, in testa alla classifica spiccano i nomi di Ceccarelli e Putzer. L’ultimo brivido arriva dalla croata Janica Kostelic, che in queste Olimpiadi ha già vinto l’Oro nella Combinata. Al secondo intermedio è seconda a 21 centesimi dall’azzurra ma davanti a Karen Putzer, rimonta metro dopo metro, al terzo intermedio ha dimezzato lo svantaggio, arriva a tutta velocità sul traguardo, Daniela chiude gli occhi e quando li riapre sa che 5 piccoli centesimi hanno protetto la sua medaglia d’Oro.
E Daniela Ceccarelli da Frascati che aveva dichiarato di essersi trovata disorientata qualche mese prima a salire per la prima volta sul podio di Coppa del Mondo, conferma “Non mi sono ancora calata nella parte. E io, adesso, penso a coloro che hanno lavorato per me. Essere campionesse olimpiche vuole anche dire che tante persone si godono il frutto dei sacrifici che hanno fatto: sono felice per loro”. E se le vittorie da mediano valessero di più?

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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