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L’epopea del Rosso Volante [2/2]

STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.

 

L’epopea del Rosso Volante – parte 2 di 2 (vai alla prima parte)


Il Rosso volante torna a Cortina a dedicarsi alle sue attività ma un anno e mezzo dopo è in palestra ad allenarsi dopo aver detto al Bob Club della città ampezzana di volere, a 37 anni suonati, ritornare a correre. Nel novembre del 1965, la Federazione italiana lo convoca per i Campionati nazionali che saranno prova di selezione per i Mondiali che ancora una volta saranno a Cortina. Il rientro non è così semplice: il 3 gennaio in una delle prime curve della pista del Ronco il Bob si ribalta e il campione riporta una ferita alla fronte che richiede sette punti di sutura. La prognosi è di dieci giorni ma il giorno dopo ritorna in pista e la settimana successiva conquista la qualificazione ai Campionati Mondiali insieme a Gianfranco Gaspari, di dieci anni più giovane di lui, che ha come frenatore Leonardo Cavallini. Dietro al Rosso volante, sempre Sergio Siorpaes. Nella prima giornata Monti ottiene il miglior tempo in entrambe le manche scavando un solco incolmabile tra sè e gli avversari: 1”57 su Gaspari, 3”28 sui campioni olimpici Nash e Dixon. Nella terza discesa avvicina al centesimo il suo record della pista, si rilassa nella quarta manche e conquista il suo nono titolo mondiale con 2”57 di vantaggio su Italia I di Gaspari-Cavallini e 5”34 sui britannici. E’ il nono trionfo mondiale. Nel Bob a Quattro, assente Monti, un incidente mortale ad un pilota tedesco porta gli organizzatori ad annullare la gara.

L’anno successivo i Campionati Mondiali si disputano in Francia a L’Alpe d’Huez dove dodici mesi dopo sono previste le Olimpiadi; dopo giorni di rinvio per le temperature troppo alte che fanno sciogliere la pista, finalmente lunedì 7 febbraio si riesce a disputare una discesa. La pista è ai limiti della praticabilità ma ancora una volta il Rosso volante con Roberto Siorpaes ottiene il miglior tempo precedendo di una manciata di centesimi, 18, l’austriaco Thaler: un secondo e tre decimi racchiudono i primi dieci della classifica. Il giorno successivo Monti è tra i primi a scendere nella seconda manche, all’intermedio ha un vantaggio di più di un secondo su chi lo precede, imboccando l’ultima curva il suo bob si rovescia e ricade sugli italiani, Siorpaes rimane sulla pista, Monti rimane attaccato ai comandi e taglia il traguardo trascinato dalla slitta impazzita. Il pilota è illeso, Siorpaes si frattura una spalla. In una giornata da tregenda che non è un buon spot per le Olimpiadi di Grenoble si ribaltano anche Nash e Dixon, esono di pista i tedeschi Zimmerer e Braun. Dopo due discese l’austriaco Thaler guida la classifica sull’equipaggio italiano formato da De Zordo e De Martin, terzi gli statunitensi Clifton-Crall e questa è la classifica finale.

L’incidente a Siorpaes si rivela più grave del previsto e il frenatore cortinese si ritrova con la mano sinistra gravemente lesionata; sul fare della stagione invernale che porta all’appuntamento olimpico siede ancora dietro a Monti nelle prove di selezione interna. I due si impongono ma Siorpaes non ce la fa a continuare, deve interrompere la carriera ma il Rosso volante lo vuole al suo fianco a Grenoble come meccanico. Il frenatore di Monti alle Olimpiadi sarà il ventiseienne romano Luciano De Paolis, un esordiente sulle grandi piste del Bob, ex mezzofondista nell’Atletica. Il giorno nel quale vengono emanate le convocazioni ufficiali Eugenio Monti compie 40 anni. L’altro equipaggio italiano sarà composto da Rinaldo Ruatti (campione del mondo nel 1962) e Sergio Mocellini. Il Rosso è all’ultimo appuntamento con i cinque cerchi, con la gloria di Olimpia che insegue da dodici anni. Lui e De Paolis avranno fatto sì e no una decina di discese insieme, nulla in uno sport dove l’affiatamento è fondamentale. Nelle usuali prove cronometrate che precedono la gara è il più veloce; la pista è decisamente migliorata dopo l’esperienza negativa dell’anno precedente ed è stata dotata del primo impianto di refrigerazione artificiale della storia. Lui e De Paolis fermano i cronometri sul tempo di 1’13”34 precedendo i francesi Luigi-Grether di 3 centesimi. Nel giro di un paio di giorni si migliora ancora continuando a dimostrarsi il più veloce del lotto; venerdì 2 febbraio il suo tempo è di 1’11”70, 4 centesimi più veloce del campione del mondo Thaler, 19 di Rinaldo Ruatti. Il sogno olimpico rischia di infrangersi ancor prima di volare nella penultima discesa di prova quando Monti e De Paolis escono illesi da uno spaventoso incidente alla dodicesima curva che li fa strisciare, senza conseguenze, per quasi 200 metri sulla pista di ghiaccio poco prima che i rumeni Pantaru e Neagoe strappino il record della pista scendendo in 1’11”14. Passato lo spavento, il pilota italiano trascorre la vigilia salendo e scendendo a piedi lungo il budello, studiando ogni piccola gobba, e in albergo a controllare ogni particolare sul bob che Siorpaes gli ha preparato, una primizia tecnica, una slitta in due pezzi che si snoda per affrontare meglio le curve. L’ex-frenatore, nel suo silenzio amaro di chi ha sfiorato le Olimpiadi per poi perderle per un incidente, è forse l’unico a sapere leggere nella testa e nell’animo di Eugenio.

Arriva finalmente il giorno delle prime due discese: Monti e De Paolis sono quasi perfetti e la slitta rossa risponde da par suo rivelando una novità dell’ultimo minuto, una maniglia che permette anche al pilota di spingere al meglio in partenza. Italia I nella prima manche stabilisce il primato della pista con 1’10”13 superando Pantaru che in precedenza era sceso fino a 1’10”20. Altri tre equipaggi – l’inglese Nash, lo svizzero Wicki e il tedesco Floth – sono nello spazio di mezzo secondo. L’intervallo tra la prima e la seconda discesa è più lungo del previsto perchè è necessario risistemare la pista che ha sofferto le molte discese. Il segnale di pista libera coglie di sorpresa Monti che si presenta al via trafelato. Non è perfetta la loro prova; una sbandata in uscita della settima curva, un errore di impostazione nell’undicesima. Il tempo è superiore alla prima manche, 1’10”72, e gli azzurri pagano una trentina di centesimi ai tedeschi Floth-Bader che vanno a riposare con 34 centesimi di ritardo da Italia I e con un vantaggio di 63 centesimo sui rumeni. Su Grenoble arriva lo scirocco e venerdì sera piove, discese rimandate. Sabato fa un po’ meno caldo ma gli organizzatori ritengono che la pista non possa reggere quaranta discese. Sono le 21 quando i bobbisti sanno che la gara è prevista per l’indomani alle 5 del mattino. Gli italiani decidono di passare la notte in bianco. I sesti a scendere, primi degli equipaggi in lotta per una medaglia, sono i tedeschi: 1’10”20, grande tempo. Monti osserva dalla sala riservata agli atleti ed è nervoso. De Paolis sente i tempi e si rende conto che stanno salendo, bisbiglia “Adesso sta a vedere che è più lenta”, il Rosso volante lo gela con una occhiata. Il tempo di spinta è uguale a quello di Floth, al primo intermedio il bob italiano è in ritardo di 19 centesimi che salgono a 29 al secondo, piomba sul traguardo, il tabellone recita 1’10”64. I tedeschi superano gli azzurri e hanno un vantaggio di 10 centesimi. Ci si gioca tutto nell’ultima discesa e questa volta tocca a Monti scendere prima di Floth. L’intermedio è eccezionale, da record e il primato della pista arriva: 1’10”05. Bisogna aspettare i tedeschi è l’attesa è un’agonia. Monti inizia a passeggiare senza tregua. Arriva il turno di Floth, gli occhi di tutto il clan azzurro sono fissi sul cronometro che mulina i secondi e si blocca su 1’10”15. E’ perfetta parità ma il regolamento del Bob prevede che vi sia un solo vincitore che in caso di uguale somma dei tempi sia l’equipaggio che ha effettuato la discesa più veloce: alle 8 del mattino di domenica 11 febbraio Eugenio Monti chiude il cerchio di un lungo corteggiamento, iniziato dodici anni prima, all’Oro olimpico e porta con sè Eugenio De Paolis. Il suo viso si distende ma il Rosso volante anche il giorno dopo la sua ascesa nell’empireo rimane fedele al suo essere controcorrente; ricevuta notizia di centinaia di manifestazioni che si stanno preparando in Italia per celebrarlo, lancia un messaggio, “I soldi per i festeggiamenti siano devoluti ai terremotati in Sicilia. A me basta la festa che mi faranno a Cortina quando torno a casa”.

Eugenio Monti e il Bob a Quattro sul report ufficiale di Grenoble 1968

 

Ma le Olimpiadi non sono finite, vi sono ancora le discese per il Bob a Quattro dove Monti ha scelto il suo equipaggio composto da De Paolis e dai due interni, il ventitreenne cadorino Roberto Zandonella e il ventunenne alessandrino Mario Armano. Iniziano le prove, non prima di aver consegnato a Siorpaes una medaglia d’Oro in segno di riconoscimento. E Monti stampa il record della pista con 1’08”59. Tra rinvii e attese, la prima discesa valida per il titolo olimpico parte alle 8 della mattina di venerdì 16 febbraio con gli atleti in postazione già da tre ore. Nella notta la neve è scesa abbondante e la pista è via via più veloce con il passare delle discese. Monti, non fortunato nel sorteggio, è il quarto a scendere e ferma i cronometri su 1’09”84. Nessuno riesce a superarlo. Austria I, pilotato da Thaler paga 24 centesimi, Italia II di Gaspari 40. La notte che precede il sabato è freddissima, -13 gradi alla partenza, -10 all’arrivo. Per la discesa decisiva – la giuria a deciso che il titolo olimpico sarà assegnato con sole due manche – la pista è velocissima. Il record della pista cade discesa dopo discesa: nonostante due errori i primi a infrangere il limite di Monti sono gli azzurri di Italia II pilotata da Gaspari con 1’08”12, Floth su Germania I lo porta a 1’07”84, l’austriaco Thaler scende in 1’07”40 e il suo tempo totale è 2’17”48. Prima che scenda Monti, il bob spagnolo ha un incidente e la gara si ferma per un quarto d’ora per riparare la pista. La partenza degl italiani è velocissima, il Rosso volante scende bene ma non migliora il record di Thaler. Il suo tempo è 1’07”59, 2’17”39 ancora 9 centesimi di vantaggio. E’ il secondo Oro, l’apoteosi a chiudere una carriera epica.

(6. continua)

Contenuto ceduto in esclusiva dall’agenzia alaNEWS. Riproduzione vietata. Anno 2014.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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