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L’indice di sportabilità

PISA. Mi trovo al mare, ma scrivere è un’esigenza. Quindi… picchio sui tasti e vedo che c’è un paese che non ama lo sport. Si, sto parlando dell’Italia, veramente ridotta male e involuta per quanto attiene alla prstica di base di uno di quelli che dovrebbe essere messo tra i diritti primari dell’uomo. Sto parlando proprio del diritto a fare pratica sportiva non agonistica, del diritto a muoversi, a divertirsi e a stare bene attraverso le discipline che più ci piacciono. L’essenza dello sport agonistico può essere la vittoria, ma di quello non agonistico deve essere la partecipazione e la piena espressione dell’individualità. Per questo motivo da questa rubrica lancio un indice nuovo che dovrebbe misurare la qualità sportiva della realtà che ci circonda in modo inversamente proporzionale all’importanza delle società sportive presenti nel territorio. Mi spiego, darei molta importanza a un impianto di base aperto al pubblico e multidisciplinare e ben poca allo stadio Giuseppe Meazza. Che ne dite? Si potrebbe fare questa griglia di punteggio.

1. Impianto polifunzionale attivo e aperto al pubblico. Parco verde attrezzato: 10 punti.

2. Parco non attrezzato, ma ben tenuto e servito: 9 punti

3. Piscina pubblica: 8 punti

4. Pista ciclabile: 7 punti

5. Campo da calcio con società dilettantistica e scuola calcio per bimbi: 6 punti

6. Campo sportivo con società dilettantistica e settore giovanile: 5 punti.

7. Palestra pubblica con corsi di base: 4 punti

8. Società dilettantistica con palestra e corsi di base: 3 punti

9. Campo da calcio con società dilettantistica e senza scuola calcio: 2 punti

10. Stadio o palasport con squadre professionistiche presenti: 1 punto

Poi ho in mente anche i valori negativi, che potrebbero essere sviluppati per ogni impianto in disuso o ogni sopruso fatto ai danni dello sport. Tuttavia, per ora mi limito a lanciare questa provocazione e a chiedere. Che ne pensate dell’indice di sportabilità?

Francesco Facchini

Di professione #sharindaddy, racconto storie da 30 anni. Ho un futuro dietro le spalle fatto di un Mondiale e due Olimpiadi, ma anche di esperienze giornalistiche in ogni tipo di medium (oh, è latino, mi raccomando). Amo il calcio, quello vero, ma da quando ho visto la fiamma olimpica non mi sono più riavuto.

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