Calcio

Mondiali femminili al via: chi ferma gli USA?

Via al Mondiale femminile: Nuova Zelanda – Norvegia apre la nona edizione della manifestazione che si giocherà in Australia e Nuova Zelanda dal 20 luglio al 20 agosto. In gara, 32 nazionali partecipanti. La formula è identica al Mondiale in Qatar: otto gironi da quattro squadre. Passano alla fase a eliminazione diretta le prime due di ogni gruppo e poi sfide senza un domani, sino alla finale in programma a Sydney.

Nazionali vincitrici e favorite

Il Mondiale femminile è un élite piuttosto ristretta. A oggi, sono solamente quattro le nazionali in grado di essersi issate in cima al mondo. Gli Stati Uniti, dove il “soccer” è amatissimo fra le ragazze, hanno vinto la metà dei mondiali disputati nella storia della competizione, tanti quanti le altre tre nazionali. Gli USA hanno sollevato la coppa al cielo nel 1991, 1999, 2015 e 2019. Nel 2003 e 2007 ha vinto la Germania. Nel 1995 è stato il turno della Norvegia. Nel 2011 ha trionfato il Giappone. Dall’albo d’oro appare evidente come il movimento calcistico in rosa abbia una tradizione profondamente diversa rispetto a quella maschile, ma sia anche molto più elitario. Davvero difficile vincere. Gli Usa cercano uno storico tris che significherebbe anche quinto successo assoluto. E hanno tutte le qualità per riuscirci: oltre alla straordinaria Rapinoe, spiccano Alex Morgan e Trinity Rodman (sì, proprio la figlia di Denis, ex star della NBA). A cercare di interrompere la striscia della nazionale americana, Inghilterra e Germania. Occhio, fra le europee, anche alla Francia. L’Australia padrona di casa è relegata al ruolo di outsider.

The last dance: Marta e le altre

Immagine | Epa

Il mondiale 2023 sarà anche il palcoscenico della “last dance” di Marta, la calciatrice che ha scritto la storia di questa competizione. Ha il record, suscettibile di variazione, di 17 gol realizzati nel torneo. Sarà , per sua stessa ammissione, il suo ultimo mondiale. Anche la leggendaria Megan Rapinoe, portabandiera del calcio femminile statunitense e simbolo della lotta a difesa dei diritti civili, chiuderà la sua esperienza sui campi da gioco. Cercherà di vincere il terzo mondiale della sua straordinaria carriera, per poi lasciare in eredità la straordinaria eco della lotta “gender equality” che l’ha resa una icona dello sport e dei diritti LGBTQ+.

Italia, l’importante è esserci

L’Italia non parte con il ruolo di favorita ma mette in vetrina alcune individualità interessanti e la spensieratezza di chi ha poco o nulla da perdere. Esserci, è già una grande impresa per un movimento che ha centrato la seconda qualificazione consecutiva. Nel 2019 le azzurre sorpresero tutti centrando una clamorosa qualificazione e poi arrampicandosi sino ai quarti di finale. Le ragazze di Milena Bertolini ci riproveranno, per vedere l’effetto che fa…

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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