Sport olimpici

Olimpiadi, alla scoperta del badminton

Il badminton è senza dubbio una delle discipline più curiose e indecifrabili del panorama olimpico. Scopriamo insieme la storia, il regolamento e l’attrezzatura necessaria per praticare questo sport.

Dall’India all’Occidente: la storia del badminton

Dall’India all’Europa, il passo è stato breve per il badminton, sport dalle radici in realtà antichissime. In Asia veniva praticato da secoli, prima di essere scoperto da alcuni ufficiali inglesi di stanza nelle Indie ed esportato in Europa, dove pian piano si è conquistato un nutrito seguito. Il nome badminton deriva, secondo le fonti, dal castello in cui venne praticato per la prima volta nel Vecchio Continente: Badminton House, dimora storica nel Gloucestershire. La sua storia olimpica inizia come sport dimostrativo a Seoul 1988, per poi entrare a tutti gli effetti nel programma da Barcellona 1992. Da allora non ha mai saltato le Olimpiadi, a differenza di altre discipline. Domina nel medagliere la Cina con 20 ori e 47 medaglie, seguita da Indonesia e Corea del Sud. La migliore a livello europeo è la Danimarca, mentre l’Italia non vanta medaglie a livello olimpico e non ha partecipato a Tokyo 2020.

Badminton, regole ed attrezzatura

Il badminton si disputa, in singolo o in coppia (con annesso doppio misto) su un campo regolamentare diviso da una rete alta 1,55m alle estremità e 1,52m al centro, che ha la stessa altezza sia al maschile che al femminile. La lunghezza del terreno di gioco è di 13.4, la larghezza varia da 5.2 a 6.1m a seconda che sia singolare o doppio. Il gioco ha dinamiche molto semplici: il volano (vedi sotto) dovrà essere mandato nella metà campo avversaria, facendo punto se l’avversario non riuscirà a ribatterlo. Si gioca, come nel tennis, sulla base di set dispari: tre o cinque a seconda delle competizioni, con la vittoria al meglio di due set (su tre) o tre (su cinque). Vince un set chi arriva a 21 punti, in caso di parità sul 20-20 si va ai vantaggi.

Il badminton richiede velocità, agilità, prontezza di riflessi e prontezza fisica. Non è uno sport che richiede potenza, vista la volatilità del volano, e non sarà mai influenzato dai fattori climatici perchè viene sempre giocato al coperto. L’attrezzatura consiste in una racchetta di 68cm, costruita in metallo o fibra di carbonio, materiale che sta conquistando sempre più spazio con l’evoluzione tecnologica, e dal volano. Quest’ultimo nasce in una versione naif, con una base in sughero a forma di semi-sfera e 14-16 piume d’oca disposta circolarmente intorno alla base. Ovviamente, col passare degli anni, si è passati a un materiale sintetico per sostituire le piume e dare maggior forma al volano stesso. Gli scambi sono rapidi e ricchi di colpi di scena, visto il peso ridotto dell’attrezzo (intorno a 5g).  Esistono vari colpi distintivi: il clear è l’equivalente del rovescio tennistico, un colpo potente destinato ad arrivare a fondo campo. Il drop è l’equivalente della smorzata, destinato a mandare l’avversario a rete. Esistono inoltre lo smash, la schiacciata che può far superare i 300km/h al volano (il record è di 332km/h), e il kill, versione a rete dello smash. Ogni giocatore, ovviamente, interpreta la partita in modo differente in una delle discipline più imprevedibili delle Olimpiadi.

Marco Corradi

31 anni, laureato in Lettere Moderne e giornalista pubblicista dal 2019. Sono un grande appassionato di calcio e ciclismo, ma anche un divoratore di serie TV e libri gialli. Donato Carrisi è il mio scrittore preferito, i giochi manageriali la mia droga. Sono un grande sportivo da divano e mi diletto in carriere impossibili su Football Manager. Mi trovate anche su "L'Interista" e "Azzurri di Gloria"

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