A Rio non è tutto pronto, ma non è una notizia

Un panorama di Rio

MILANO. Sono 30 giorni. Poi la fiamma arderà ancora, i sogni prenderanno forma, il romanzo continuerà. Ci saranno capitoli da scrivere dell’epopea olimpica che nemmeno si riesce a sognare, personaggi che diverranno immortali e che a 30 giorni dai Giochi nessuno sa chi siano. Ci sarà una grande, bellissima, controversa città, ci sarà un paese che saprà andare oltre il suo limite. L’Olimpiade sbarcherà in Sudamerica là dove non è mai stata. Ci saranno balli, canti, suoni, ritmo e quella voglia di oltrepassare ogni problema col sorriso che è caratteristica dei brasiliani.

Ci sarà anche altro. Anzi, c’è anche altro. C’è un paese che, dopo la botta finanziaria (e pure sportiva, visto il risultato) del Mondiale 2014, non riuscirà a sopportare il peso di un mastodonte come quello olimpico. C’è un paese che ha visto il costo della vita aumentare di 5 volte il suo impatto per pagare i festoni della sarabanda a Cinque Cerchi. C’è una megalopoli nella quale vengono uccise tra le 300 e le 400 persone al mese, per motivi anche futuli, per pochi reais. C’è una serie di lavori che non verranno finiti e che hanno già fatto morti (ricordate la pista ciclabile con vista sull’oceano?) e che vedranno comunque i 500 mila turisti e addetti ai lavori che andranno a Rio in agosto passare tra transenne e cartelli, tra cantieri e inferriate.

C’è una polizia che deve assicurare tranquillità, ma non ha soldi per la benzina e per la carta igienica, ci saranno 86 mila membri dell’esercito. C’è un laboratorio antidoping sospeso per scarsa qualità delle sue procedure e ci sono delle acque dove si svolgeranno le gare di vela che se uno ci cade dentro finisce all’ospedale. C’è anche un sito del beach nella splendida spiaggia di Copacabana vicino al quale trovano cadaveri a pezzi.

C’è, soprattutto, una scelta scellerata di portare l’Olimpiade in un paese che sta colando a picco dopo la destituzione del presidente, la riduzione delle procedure democratiche, i problemi legati a Zika (che essendo inverno, darà molte meno noie che in estate), la corruzione e il malaffare che sono stati generati dalla grande pioggia di soldi che l’Evento ha portato con dietro. Ero a Pechino e ho visto la potenza con cui è stata sviluppata l’Olimpiade, in un’economia che cresceva al 5-8% annuo. A Rio lo spettacolo si vedrà, ma sarà il prodromo di un tracollo del paese che, finita la festa, si ritroverà da solo a ricostruire dalle macerie che questi due eventi hanno lasciato. Ecco, Olimpia si svegli e impedisca ancora nuove Olimpiadi in economie che non sono solidissime o in forte crescita: sono stufo di fare la cronaca dei terremoti e delle macerie lasciare da questi eventi. Agenda 2020? Ok, è un punto di partenza. L’Olimpiade, però, la smetta di lasciare solchi sulla pelle del mondo che diventano cicatrici. Brucia troppo, chiedere ai greci per informazioni.

Francesco Facchini

Di professione #sharindaddy, racconto storie da 30 anni. Ho un futuro dietro le spalle fatto di un Mondiale e due Olimpiadi, ma anche di esperienze giornalistiche in ogni tipo di medium (oh, è latino, mi raccomando). Amo il calcio, quello vero, ma da quando ho visto la fiamma olimpica non mi sono più riavuto.

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