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Sochi 2014: è stata una Italia da 6,5 ma bisogna lavorare

SOCHI 2014. L’Italia a Vancouver ha conquistato otto medaglie, due Argenti e sei Bronzi, tre in più di Vancouver dove però nell’ultima gara era arrivata la medaglia d’Oro di Giuliano Razzoli. C’è chi conta anche gli otti quarti posti definendoli frutti del caso o della sfortuna; per noi sono un segnale di prossimità all’eccellenza, di vicinanza ma non di eccellenza. Manca quel quid in più, il dettaglio che magari richiede anni di lavoro, per salire sul podio.

Alla luce delle attese il bilancio appare largamente sufficiente, un 6,5 si sarebbe detto sui banchi di scuola, anche se, come sempre, con luci ed ombre. Proviamo a fare un bilancio disciplina per disciplina.

SCI ALPINO

Le due medaglie di Innerhofer salvano tutti come quattro anni fa lo aveva fatto l’Oro di Giuliano Razzoli. Probabilmente non ci si poteva attendere di più ma il punto che fa riflettere è la quasi totale assenza di giovani speranze nei piani alti delle classifiche. Christof Innerhofer ha ventinove anni ma ha problemi alla schiena che gli hanno fatto ventilare la possibilità del ritiro, Daniela Merighetti era alla sua ultima Olimpiade, Nadia Fanchini tra quattro anni ne avrà 31, come Stefano Gross. Problemi fisici negli ultimi mesi hanno sicuramente influito sulle Olimpiadi di Dominik Paris e Federica Brignone che saranno di sicuro le punte del prossimo quadriennio ma il titolo olimpico di Vancouver ha rallentato azioni di rinnovamento che ora non possono essere ulteriormente procrastinate dietro al paravento delle due medaglie di Inner.

SCI DI FONDO

Non scendeva dal podio dal 1988 anche se negli ultimi anni la gestione tecnica con i suoi scarsi risultati e i ritiri di fondiste ancora valide non poteva far pensare a risultati molto migliori. Federico Pellegrino è stato caricato di troppe responsabilità e ha mancato la finale della Sprint dove ragionevolmente, pur parlando molti di medaglia, poteva arrivare. Pensare che la punta al maschile fosse Giorgio Di Centa a 41 anni e mezzo è la migliore dimostrazione che qualcosa non è funzionato, non a Sochi ma nei quattro anni che hanno preceduto l’appuntamento olimpico. Urge una completa rifondazione per un settore tecnico che ha fallito su tutta la linea.

SALTO CON GLI SCI

E’ andata come ci si attendeva, senza infamia e senza lode. Si è scelto di portare solo tre saltatori a Sochi, spiace per Andrea Morassi che è rimasto a casa, ma l’unico che si è dimostrato minimamente competitivo è stato ancora Sebastian Colloredo.

COMBINATA NORDICA

Si è perso un anno nel Salto e lo si sapeva. A Sochi però si è vista la conferma di importanti segnali di ripresa e Alessandro Pittin, dopo i problemi degli ultimi due anni con infortuni e cadute che avrebbero minato la sicurezza di chiunque, è arrivato vicinissimo a riconfermare la medaglia di Vancouver. Tre uomini nei primi 15 e quattro nei primi 30 ad una Olimpiade non sono risultato che si improvvisa anche se nella gara dal trampolino Large Hill si sono ancora evidenziati tutti i limiti nel Salto. C’è da lavorara ma la base è promettente.

BIATHLON

E’ la disciplina che esce vincitrice nel panorama italiano. Ventitre anni Dorothea Wierer, ventiquattro Lukas Hofer e Dominik Windisch: il loro quadriennio olimpico naturale era il prossimo. Hanno anticipato i tempi e sono stati accompagnati dalla migliore Karin Oberhofer di sempre. Il Bronzo nella Staffetta Mista potrebbe anticipare un futuro radioso.

SNOWBOARD

Era la quarta S degli sport invernali italiani, le quattro discipline che hanno portato negli ultimi anni medaglie e coppe, ed è stata l’unica a mancare l’appuntamento con il podio. Due quarti posti nel PSL, le cadute di Michela Moioli (il futuro è suo) e Omar Visintin nel Cross non sono elementi che consentono di considerare sufficiente la spedizione a Sochi.

FREESTYLE

Il piatto piange più che altro per la ridottissima partecipazione in sole due gare, le Gobbe e lo Slopestyle. Chi c’era ha fatto il suo e anche di più come Silvia Bertagna ottima ottava ma manca la base. Non è troppo pretendere di riuscire ad essere rappresentati in tutte le specialità.

PATTINAGGIO DI VELOCITA’

Poco ci si attendeva e poco è arrivato. Mirko Nenzi e Francesca Lollobrigida hanno fatto il loro apprendistato olimpico che potrebbe tornare utile in futuro. Tra Roberto Sighel ed Enrico Fabris passarono quindici anni per rivedere l’Italia ad alti livelli. Difficile capire quanti ne passeranno ora.

SHORT TRACK

Arianna Fontana con le sue tre medaglie alza il giudizio sul pattinaggio nell’anello piccolo. E’ mancata all’appello Martina Valcepina, artefice solo in staffetta, e in campo maschile un po’ si è zoppicato. I risultati della gestione tecnica in salsa canadese sono stati positivi e la valtellinese ha quasi posto come condizione per continuare la loro permanenza. Sarebbe il caso di pensare seriamente, anche se dovesse comportare uno sforzo economico, a proseguire nel lavoro.

PATTINAGGIO DI FIGURA

Carolina Kostner, basta la parola. Eccezionale la sua medaglia di Bronzo che corona una carriera ricca di medaglie ove mancava la consacrazione olimpica. E’ forse mancata qualche posizione nelle Coppie di Artistico e nella Danza ma Berton-Hotarek e Cappellini-Lanotte sono nomi sui quali si può contare. Nel settore maschile la comparsata olimpica ha dimostrato che mancano idee chiare per il futuro.

SLITTINO

Armin Zoeggeler è fuori classifica, per età e palmares. Il resto non ha convinto del tutto: Dominik Fischnaller ha un futuro anche se per molti anni Felix Loch sarà ancora il dominatore. Nel Doppio e in campo femminile la strada potrebbe essere lunga.

BOB E SKELETON

Nel 1998 vincevamo l’Oro nel Bob a Due, sedici anni dopo siamo spariti. Come quattro anni fa si è suonata la grancassa per la collaborazione con la Ferrari per una slitta futuristica e si è portato a casa il diciottesimo posto su trenta partecipanti nel Bob a Quattro e il quattordicesimo posto nel Bob a Due. Difficile comprendere se i problemi siano legati all’unico pilota Simone Bertazzo o al mezzo o, addirittura all’intero pacchetto.  Inspiegabile la rinuncia in campo femminile dove pure si era conquistata la qualificazione. Nello Skeleton, Maurizio Oioli ha ottenuto il diciottesimo posto, senza infamia e senza lode. Ad aggiungere danno alla beffa dal settore arriva anche un caso di doping. Fallimento su tutta la linea

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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