Sport olimpici

Tennis, cosa cambia fra le superfici di gioco?

Nel tennis, paese che vai, superficie che trovi. Solitamente, ogni sport è associato a una superficie o a un tipo di terreno su cui viene praticato. L’eccezione è di chi impugna la racchetta. A differenza di basket, calcio e pallavolo, con l’erba, il tennis è una delle pochissime discipline sportive che possono essere eseguite su diverse tipologie di terreno. Fra l’altro, la differenza tra i campi è fondamentale. Alla superficie corrispondono variabili fondamentali come il rimbalzo della palla, la tecnica del colpo o anche la velocità di movimento. Dunque il tennista deve adattarsi e cambiare il proprio stile di gioco.

Flashing Meadows e Melbourne: il cemento

Immagine | Epa

Il cemento è la tipologia di superficie più comune e diffusa sia a livello amatoriale che nel circuito professionistico. In primis, perché è la più economica e duratura nel tempo. È anche considerata la più “onesta”:  il rimbalzo è regolare e veloce, aderente alla potenza e al tecnica del colpo. Questo tipo di superficie è però la più impegnativa dal punto di vista fisico: caviglie, ginocchia e piedi sono esposti a una maggiore usura su questo campo, la cui durezza alimenta il rischio di infortuni anche seri.

Erba di casa mia: Wimbledon

L’erba naturale è stata la prima superficie su cui si giocava a tennis ed è anche associata al torneo più antico e prestigioso dello Slam, quello di Wimbledon. Sull’erba, la palla rimbalza velocemente ma spesso in modo basso e irregolare, rendendo particolarmente difficile uno scambio lungo. Non a caso sull’erba si vedono spesso colpi di taglio che possono diventare un ottimo alleato in partite in cui serve il “colpo”, specialità della casa dei fuoriclasse. Per informazioni, chiedere Roger Federer, Novak Djokovic o Pete Sampras.

La terra battuta

Immagine | Epa

E infine la terra rossa, altrimenti detta battuta. È la più amata dai tennisti perché è confortevole e ha un basso impatto sulle articolazioni, permettendo anche la possibilità di scivolare all’interno del campo da gioco senza incorrere in infortuni articolari o muscolari. Su questa superficie il rimbalzo è alto e particolarmente vivace, al limite dell’irregolare nei pressi della linea. Questo terreno rende possibili lunghi scambi e, non a caso, è proprio sulla terra battuta che le partite sono spesso più lunghe rispetto al solito. Elementi che calzano alla perfezione alle caratteristiche di Rafael Nadal che, oltre ad essere uno dei più grandi tennisti di sempre della storia, è stato anche il numero uno indiscusso di questa superficie dove, sino che i muscoli glielo hanno permesso, ha dominato in lungo e in largo.

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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