Eroi moderni

Atletica, Femke Bol: storia di un Mondiale a lieto fine

Lo sport toglie, dà e restituisce. Una favola in tre atti a lieto fine, quella di Femke Bol che vive una settimana da raccontare a figli, nipoti e pronipoti. Dalle stalle alle stelle: da una caduta a un passo dalla medaglia d’oro, a un’impresa che resterà a lungo nella storia dell’atletica leggera femminile. E in mezzo, due titoli mondiali in due specialità.

Primo atto, Staffetta mista 4×400: la caduta della Dea

Immagine | Epa

Il mondiale di Budapest non era certamente iniziato nel migliore dei modi per la 23enne olandese che nella staffetta mista 4×400 si rende protagonista della “caduta della dea”. Una notte che, in pochi metri, diventa buia: nel rettilineo finale, l’olandese è in pieno e assoluto controllo della corsa ma subisce la rimonta della statunitense Alexis Holmes. Le due arrivano praticamente appaiate negli ultimi dieci metri ma la Bol perde un appoggio e finisce a terra, perdendo il testimone e una medaglia d’oro che sembrava già sua e della nazionale olandese.

Secondo atto, i 400 metri ostacoli: la rivincita

La rivincita arriva qualche giorno dopo. Tutti i pronostici e gli occhi sono per la Bol che deve completare prima degli altri il “giro della morte”: 400 metri ostacoli, niente di impossibile per la regina della specialità. Gli unici dubbi sono legati alla tenuta psicologica di una ragazza che, seppur dotata di un talento straordinario, è ancora giovanissima e deve gestire la pressione di quanto accaduto in staffetta. Il fisico e, soprattutto, la testa rispondono largamente presente e così, dopo l’argento di Eugene, arriva la prima medaglia d’oro in carriera dopo il bronzo a Tokyo e il secondo posto al Mondiale. L’olandese chiude il giro con un 51”70 lasciando più di un secondo alla prima inseguitrice e facendo il vuoto nel rettilineo finale, affrontato, questa volta, con grande disinvoltura.

Terzo atto, la 4×400 femminile: il capolavoro

Immagine | Epa

Il Mondiale della Bol però non è finito. Nell’ultima gara dell’ultimo giorno, l’Olanda si gioca una medaglia nella 4×400, gara che sembra appannaggio, dopo i primi tre cambi, della Giamaica. Solo la Gran Bretagna, prima dell’ultimo giro, sembrava in grado di impensierire la nazionale caraibica e invece Femke Bol si inventa un ultimo giro surreale, stellare: negli ultimi 100 metri, l’Olanda è sul podio, ma la Bol sente la possibilità di centrare l’impresa. E la centra: prima raggiunge e poi supera, negli ultimissimi metri, la Williams che cede di schianto e non regge la volata. La Bol taglia per prima il traguardo con il tempo di 3’20’’72, miglior prestazione mondiale stagionale che chiude il cerchio di un mondiale che la ragazza non scorderà mai.

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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