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Dateci il grande sport in TV

TORINO. Proprio ieri Olympialab ha pubblicato il risultato di una analisi sul consumo sportivo degli italiani attraverso i media dove prevale, a differenza di tutti gli altri paesi europei, con percentuali bulgare il calcio e nella serata con altri appassionati di atletica ci siamo trovati a dover smanettare su Internet per trovare improbabili canali turchi per seguire il miglior meeting, finora, dell’annata atletica, la tappa di Losanna della Diamond League. Il circuito dei diamanti non è probabilmente stato la scelta migliore da parte della IAAF ma è il massimo evento, al di fuori di Europei (e tecnicamente vi sarebbe molto da discutere) e Mondiali, del panorama; appuntamenti dove si possono ammirare Tyson Gay, l’altista Bondarenko, il triplista cubano Pichardo, per parlare solo di ieri sera, e via discorrendo. E’ un dato di fatto ci sono pochi italiani, per manifesta inferiorità, ma questo è il vero sport.

Fino allo scorso anno la Rai possedeva i diritti e trasmetteva i meeting sul digitale di RaiSport, quest’anno nisba. RaiSport non naviga in ottime acque, ha fatto scelte aziendali precise, poche esclusive internazionali e molto sport italico (a proposito ci risulta che non sia ancora stata fatta una offerta per le 100 ore di diretta delle Olimpiadi di Sochi) e quest’anno ha deciso di non comprare i diritti. Sky è al momento olimpica ogni due anni, massicci investimenti sul calcio e ora sulla formula 1, Wimbledon e poco altro in uno scenario dove anno dopo anno la qualità tecnica del commento non va di pari passo con le grandi innovazioni dall’HD a SkyGo. Eurosport trasmetterà le Universiadi, scelta encomiabile, ma il grande sport è da un’altra parte.

Che nel secolo XXI per seguire la massima manifestazione di atletica, attenzione che sabato a Parigi Bolt farà il suo esordio europeo, si debba in modo carbonaro smanettare tra streaming internet rubacchiati qua e la è un dato allarmante. E poi non lamentatevi se la cultura sportiva ricorrente sa solo vedere un pallone di cuoio.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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