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Gli 80 anni di Nicola Pietrangeli

PERSONAGGI. Difficile accingersi a scrivere degli 80 anni che compie oggi Nicola Pietrangeli dopo aver letto la splendida intervista di Gianni Clerici apparsa nei giorni scorsi su Repubblica, un pezzo di rara intensità tra gli unici due italiani che hanno avuto l’onore di essere ammessi alla Tennis Hall of Fame. Pietrangeli è nato l’11 settembre del 1933 a Tunisi, la città che l’ha visto crescere fino ai 5 anni di vita. Di padre italiano e madre russa, prima dell’inizio della guerra Nicola si è trasferito a Roma, quella che poi sarebbe rimasta casa sua fino ad oggi. La sua fama tennisticia è legata ai due Internazionali d’Italia vinti (nel 1957 e nel 1961 con 22 partecipazioni) e ai due successi al Roland Garros (nel 1959 e nel 1960). La seconda vittoria a Parigi insieme con quella in Cile in Davis nel 1976, questa volta però da capitano, ”sono stati i due momenti indimenticabili della mia vita” ricorda Nicola. A Parigi arrivò in finale altre due volte, nel 1961 e nel 1964, a Roma anche nel 1958 e nel 1966. Anche a Wimbledon i suoi risultati restano i migliori tra i giocatori italiani: 18 le sue partecipazioni con una semifinale disputata nel 1960, quando fu sconfitto da Rod Laver in 5 set (6-4, 3-6, 8-10, 6-2, 6-4). Nell’Australian Open raggiunse i quarti di finale nel 1957. Fu campione italiano consecutivamente dal 1955 al 1960.

Era un tennis diverso, meno muscolare e Nicola Pietrangeli lo trasformò in una vita da jet-set nei tempi della Dolce Vita romana: il suo storico compagno di doppio, Orlando Sirola, una volta commentò “Tu esci solo con le principesse!”, e si ricordano i doppi con Charlton Heston, con Juan Carlos futuro Re di Spagna o con il Mahraja di Baroda e le partite di golf con il Principe Ranieri di Monaco. Lui che aveva nelle vene il talento puro sul tennis di oggi non può fare a meno di osservare ”E’ cambiato il mondo non solo il tennis, e anche i montepremi. Sono tutti bravi, ma sono onesti lavoratori della racchetta. Vanno in campo come andassero in ufficio. E credo che anche loro non si divertano molto”

 

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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