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L’aggressione subdola a Valeria

TORINO. Mi spiace ma non ci sto. Sono uno dei paladini della lotta al doping a tutto campo ma i sospetti bisbigliati, i dati clinici buttati lì “per caso” dopo una splendida prestazione su testate nazionali per gettare il seme del dubbio sono vergognosi. La colpa di Valeria Straneo è quella di avere conquistato una medaglia fortemente voluta e di non essersi mai nascosta e di avere sempre spiegato a chiunque la sua storia medica, che in passato è stata particolarmente invalidante non solo a livello sportivo, mettendoci sempre la faccia quando di fronte alle sue prestazioni sono sempre seguiti gli invidiosi sospetti. Non si stufa di spiegare Valeria quello che ha attraversato con la sferocitosi e la conseguente necessaria splenectomia, come siano cambiati i suoi parametri a seguito di questo intervento, il fatto che una persona si senta rinata.

Non ci troviamo di fronte ad un alieno che è sceso sulla terra correndo i 100 metri in 9 secondi netti; da quando ha potuto praticare la Maratona con continuità libera da freni fisiologici, la trentasettenne alessandrina ha sempre corso come un metronomo tra i 3’25” ai 3’28” al chilometro secondo le condizioni ambientali e il tracciato. Ieri ha realizzato esattamente la stessa prestazione degli ultimi due anni nel corso dei quali ci risulta essere stata rivoltata come un calzino dalla Federazione.

Ora i fatti sono due: se qualcuno ha degli elementi provati operi secondo coscienza rivolgendosi a chi di dovere, in ogni altro caso la si smetta con le allusioni subdole che sono cancro dello sport come il doping stesso distruggendo la poca credibilità rimasta. Il tempo come sempre sarà gentiluomo e stabilirà se ci stiamo sbagliando ma, eventualmente, solo i fatti potranno dimostrarlo e non le voci di corridoio, da sala stampa, da spogliatoio. E fino a quando questo dovesse avvenire, Valeria Straneo merita il massimo rispetto da parte di tutti.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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