MILANO. Io l’ho visto dal vivo entrare nella leggenda delle Olimpiadi. Plushenko è un artista, un grande artista, oltre che l’immagine più bella della parola “pattinaggio” sulle lame da 0,8 e sulle lastre di ghiaccio. Tutto quello che ha fatto è stato un gradino sopra lo sport, arte vera, sincera, sublime. Eugenio, amatissimo in Italia, va messo per doni del cielo e tecnica nella galleria dei miti addirittura trasversali. E’ stato ed è come Van Gogh, come Monet: unico, tormentato, aggraziato, particolare. Non si riesce nemmeno a contenere dentro la storia dei Giochi o dentro il perimetro di una pista. Plushenko è Nurejev, ballerino e atleta allo stesso tempo, capace di fare ciò che è vietato ai normali, ma di farlo sembrare estremamente normale. Il suo occhio sicuro di Torino 2006, quello inquadrato a metà dalla regia internazionale prima dell’esibizione che lo vide tuffarsi nell’oro, è diventato gonfio di lacrime e tristezza. Strano, ma oltre a stringermisi il cuore per questa “morte sportiva” del mito, ho pensato a un’altra cosa: è giusto così, per gli immortali, la caduta è sempre stata verticale. Questo giorno triste, il giorno del dolore che Eugenio ha, è il corretto completamento del suo romanzo. Fosse stato oro, sarebbe stato scontato. Così è da film.
Dopo la brillante vittoria nel derby contro Lorenzo Sonego al secondo turno, Jannik Sinner è…
Una vera beffa (e ingiustizia, come ha detto lui stesso) per Frank Chamizo, bronzo ai…
Le teorie del complotto sono narrazioni fondamentalmente inesatte che sostengono l'esistenza di accordi segreti tra…
Succede di vincere una Porsche, ma non poterla guidare. Non perché non si vuole, bensì…
Come annunciato dal presidente del Coni Giovanni Malagò nel corso del Consiglio nazionale del Coni,…
È stato sorteggiato il tabellone del Masters 1000 di Madrid, al via mercoledì sui campi…