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Londra un anno dopo,   i ricordi di un tifoso (1)

STORIE. Venerdì 27 luglio è stato celebrato l’anniversario della Cerimonia di Apertura delle Olimpiadi di Londra. A Olympialab potevamo ricordarle in mille modi ma abbiamo scelto di celebrarlo attraverso il racconto in tre parti, arrivato nella casella postale attraverso YouLab il servizio che trasforma tutti i lettori in autori, di un appassionato che nella capitale britannica c’era per godersi la festa dello sport. E’  Rosario De Cesare, un affezionato lettore, a consegnarci il suo “Diario (critico) di un italiano”

ERRORI DI STAMPA

Oltre due anni prima dei Giochi avevo deciso che per la prima volta ci sarei andato: giorno per giorno mi sono tenuto aggiornato dal sito ufficiale,  dalle pagine della BBC, dal blog olimpico italiano, in modo da intercettare i biglietti e catturare il massimo delle informazioni sull’evento.

In rete ci sono sicuramente informazioni poco verificate, e gli uffici stampa inglesi di sicuro confezionavano le notizie con “l’amore di una Mamma”, ma su tutti i principali quotidiani italiani diversi mesi prima dei giochi campeggiava questo titolo: “Londra inventa la metropolitana olimpica – tutte le stazioni ribattezzate con i nomi delle leggende olimpiche” con tanto di mappa dettagliata.

Se a Londra, durante i Giochi, avessimo chiesto della fermata Michael Johnson, magari direzione Pietro Mennea, ci avrebbero riso in faccia: non c’era alcuna indicazione del nome alternativo in nessuna delle numerose stazioni che abbiamo visitato, una bella storiella che ci siamo bevuti, fortunatamente senza ripercussioni per il nostro soggiorno.

Una seconda notizia che era in sostanza falsa, riportava che il wi-fi sarebbe stato disponibile e gratuito in tutta la città.

Con i nostri medi mezzi tecnologici abbiamo provato le connessioni in giro per Londra, ma venivamo respinti in quanto il servizio era riservato ai soli abbonati della British Telecom: eppure era un’informazione scritta in un libro di un noto inviato che recita “atleti e visitatori beneficeranno di wi-fi gratuito”.

Qui le ripercussioni per gli ospiti si misuravano dagli assembramenti di Starbucks, unico posto che da sempre offre ai suoi clienti il wi-fi, e per comunicare col web noi usavamo la connessione Virgin, disponibile solo nella Metro.

Come non bastasse, anche durante i Giochi quantomeno superficiali erano i due titoli che campeggiavano maggiormente sui nostri Media: “Londra invasa dai turisti” e “Scoppia la mania dei Londinesi per la bicicletta”.

Gli alberghi così pieni da obbligare l’assalto al posto letto improvvisato? Beh, per noi che avevamo trovato posto un anno prima sicuri del tutto esaurito, la sorpresa è stata trovare gran parte degli alberghi con disponibilità di camere: sia quelli nuovi ed eleganti come quello all’ingesso dell’Excel, che invitavano i turisti con offerte stracciate, sia quelli medio-bassi come il nostro a Earls Court, che come gran parte di essi aveva la scritta luminosa Vacancy.

Le strade, poi, non erano affatto invase da biciclette (l’unico in Mountain Bike che girava era un italiano a caccia di biglietti), ma le rastrelliere erano piene di bici marchiate Barklays, nuove e tutte al loro posto.

Non sarebbe stato comunque facile per i tanti inviati nostrani accorgersi di quanto succedeva a Londra in quei giorni: avrebbero dovuto rinunciare al comodo Maxischermo Sky, alle interviste concordate con i capi delegazione, ma soprattutto agli ottimi rinfreschi elargiti con gran gusto a Casa Italia.

 

Rosario De Cesare

Redazione Olympialab

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