Sport olimpici

Parigi – Roubaix: storia e curiosità della corsa ribattezzata “Inferno del Nord”

Parigi – Roubaix. Non serve aggiungere molto altro per presentare la grande classica pasquale del ciclismo, un evento che ha scritto pagine memorabili di questo sport. L’ultima impresa, fra l’altro, è italiana e risale al 2021 quando Sonny Colbrelli vince la volata ma… non lo riconosce nessuno: all’arrivo è totalmente ricoperto di fango. Immagine iconica di una corsa che ha tantissime storie da raccontare.

L’inferno del Nord e il caso di Pasqua

La definizione di Inferno del Nord traccia un quadro abbastanza chiaro su quanto sia spettacolare, nonché temuta, una corsa di 256,6 chilometri da affrontare fra foreste e pavé. Esclusivamente maschile fino al 2021, solo da allora ha colmato il gender gap. Nota come la “Regina delle classiche”, la Parigi – Roubaix ha una storia controversa: quando lo svolgimento fu fissato per il giorno di Pasqua, sollevò parecchie polemiche fra il clero e i fedeli. Ciclisti e spettatori non avrebbero potuto festeggiare la festa comandata. Per ovviare, fu messa a disposizione una cappella nei pressi della partenza, fra l’altro mai utilizzata perché lo start, in quel lontano 1896 era alle quattro del mattino. La denominazione di Inferno del Nord tuttavia non deriva solo dalla durezza del percorso ma anche dal tratto stesso della Monumento, che attraversa luoghi bombardati durante la guerra. Solo gli eventi bellici, fra l’altro, hanno impedito lo svolgimento della Parigi – Roubaix, non disputata dal 1915 al 1918 e dal 1940 al 1942.

Percorso e plurivincitori: la Francia aspetta da… un secolo

Immagine | Ansa

La Parigi – Roubaix non presenta particolari difficoltà altimetriche. Il vero nemico è il pavé, superficie su cui il primo obiettivo dei corridori è uscire illesi. Si parte da Compiègne, mentre l’arrivo è nell’iconico Velodromo di Roubaix. I primi 96 chilometri sono scorrevoli, poi sarà… l’Inferno: 29 tratti per un totale di 55.5 chilometri da pedalare sulle pietre. Francesco Moser è stato protagonista di tre vittorie consecutive nelle edizioni dal 1978 al 1980 ed è il ciclista più titolato fra i  nostri portacolori. Il paese con il maggior numero di vittorie è il Belgio, con 56 successi. La Francia invece occupa il secondo posto in questa speciale classifica con 28 vittorie, sebbene un transalpino non riesca a vincere dal… secolo scorso. L’ultima affermazione risale ormai al 1997 quando si impose Frédéric Guesdon.

2023, una corsa a due?

Immagine | Ansa

Anche in questa edizione il digiuno dei corridori d’oltralpe sembra destinato a continuare. I due grandi favoriti, considerata anche l’assenza di Tadej Pogacar, sono Wout Van Aert e Mathieu Van der Poel. Van Aert può contare su una squadra più forte e organizzata, che ha in Christophe Laporte una degli outsider che potrebbe anche ritagliarsi un ruolo da protagonista. Van der Poel però ha delle caratteristiche ideali per le Monumento ed è senza dubbio fra i più in forma del momento. Basterà per tagliare per primo il traguardo del Velodromo?

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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