La linea di difesa del danese ha, innanzitutto, richiesto di meglio definire lo stimolante presente nel campione e le analisi hanno dimostrato che in effetti si trattava di Levmetamfetamine. Lo stimolante in question è contenuto in un prodotto da banco come il Vicks inalante nella versione in vendita sul mercato americano, a differenza di quello presente nelle farmacia europee. Probabilmente con il supporto della casa farmaceutica, Glaesner è stato in grado di dimostrare l’utilizzo di una confezione di Vicks nella versione USA ma con l’errata etichetta danese.
La sentenza del CAS, che a nostro giudizio farà giurisprudenza, va a confondere ancora di più le acque nel mondo delle sostanze il cui uso è vietato solo in-competition. Oltre alla obiettiva difficoltà in casi simili di dimostrare che l’utilizzo è avvenuto in occasione della gara e non in precedenza che spesso vanifica ogni procedimento, ora è stato stabilito il principio che una positività per una sostanza vietata solo in gara non può comportare sanzioni che cancellino risultati ottenuti in gare successive dove non sia stata rilevata la presenza di sostanze vietate in competition. Un labirinto dal quale diventa sempre più difficile uscire.
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