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Se tutti giocano per Tokyo

TORINO. Alla distanza Tokyo si sta imponendo come la candidatura più credibile per ospitare le Olimpiadi del 2020. La capitale giapponese si era candidata sull’onda dell’emozione per il terremoto, lo tsunami e il disastro nucleare di Fukushima e ha saputo cavalcare quest’onda trasformandola, come si legge nel rapporto della commissione di valutazione del CIO di cui ci siamo occupati questa mattina, in un’arma a suo favore. D’altra parte Madrid e Istanbul in questi mesi hanno fatto o subito tutto quanto fosse umanamente possibile per uccidere sul nascere una candidatura. Alla resa dei conti che avverrà ad inizio settembre a Buenos Aires sicuramente sul piatto della bilancia peserà contrò la capitale spagnola una gestione quanto meno disinvolta del doping in generale e in particolare del processo Fuentes mentre si ritroverà senza il grande tessitore Juan Antonio Samaranch a raggranellare voti per la causa. Il treno per Madrid sembra essere passato il giorno dell’assegnazione dei Giochi del 2016.

Non nascondiamo la nostra simpatia per la candidatura di Istanbul, una realtà nuova nell’organizzazione di eventi di questa portata anche se negli ultimi anni molte rassegne mondiali e continentali sono state ospitate, il fascino stuzzicante del ponte che unisce due mondi a ben rappresentare il melting pot del mondo globale. Un paio di mesi fa ha dovuto incassare un colpo sotto la cintura dal governatore di Tokyo che dichiarò al New York Times la stretta connessione tra la Turchia e l’Islam, “una cultura di lotta fratricida” e lo ha fatto con classe ma le recenti proteste e soprattutto il modo con il quale sono state affrontate dal governo turco potrebbero rappresentare il getto della spugna.

E’, in ogni caso, finito il tempo delle organizzazioni faraoniche e non è un caso se, anche se entriamo nel terreno minato del calcio, il Brasile sta vivendo una estate di proteste come probabilmente sarà la prossima per una Coppa del Mondo che costerà come le ultime tre messe insieme. Non resta che rimuovere il miope rammarico che qualcuno ha sollevato negli ultimi tempi in italia per l’abortita conadidatura di Roma. Visti i tempi, mai decisione fu più saggia.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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