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Tour de France, la favola Yates, maglia gialla ad orologeria?

Adam Yates continua a guidare la classifica generale del Tour de France, con una maglia gialla che è finita sulle spalle… sbagliate: la sua squadra spera che il simbolo del primato in gara non cambi squadra ma, perlomeno, padrone.

Una maglia inaspettata

Quella di Yates è stata una maglia inaspettata: è arrivata alla prima tappa ed è stata conservata. Non esattamente come ci si aspettava. La tappa più tranquilla ha permesso al capolista di prendere fiato. In un percorso per velocisti, l’idea era di risparmiare quanta più energia possibile e alla fine di evitare cadute. Missione compiuta. Così come è ormai lampante che almeno sino ai Pirenei, la maglia del leader resterà saldamente sulle sue spalle. Quanto basta insomma per considerare Adam un vice capitano, o anche un’alternativa a Pogacar, in attesa di testarne le condizioni fisiche in una giornata difficile.

Una crescita non casuale

Crescita non casuale, quella di Yates. Il suo ruolo è simile quello di Roglic nel 2022. Sia lo sloveno che il danese, che alla fine ha vinto il Tour, avevano opzioni in classifica generale ed erano una doppia minaccia per Pogacar, che è stato costretto ad attaccare entrambi e ha finito per pagare la fatica lasciando spazio libero a Vingegaard. Yates non rifiuta il ruolo: “Sono situazioni comparabili. Se porti un solo leader, puoi avere qualsiasi tipo di incidente, ma con due ci sono più opzioni e più carte da giocare sulla montagna. Questo è il piano che avevamo e lo manterremo”, aggiunge il britannico che, ovviamente, evidenzia Pogacar come leader indiscusso: “Per ora i piani per Tadej stanno andando bene, speriamo che continui a lavorare sui Pirenei”.

Una maglia a orologeria

Immagine | Epa

Yates è accompagnato in questi giorni al Tour dalla sua compagna e dal suo cane, anche lui vestito di giallo. Non dovrebbe avere grossi problemi a mantenere il vantaggio per un altro giorno. Resta solo da capire cosa succederà nell’arco della prima settimana, quando si affronteranno i Pirenei, primo vero banco di prova per le ambizioni e le condizioni del britannico e dello stesso Pogacar che nelle prime due tappe si è concentrato soprattutto a rosicchiare più secondi possibili a Vingegaard, con gli abbuoni. Intanto, riguardo al suo compagno di squadra, Pogacar continua ad accumulare buone sensazioni e le sue parole sono a metà fra la promessa e la minaccia: “Il Tour de France è lungo, ma è preferibile approfittarne se riusciamo a grattare qualche secondo. Quindi, beh, vedremo se ho le gambe o no”. La sensazione è che le abbia… e sia pronto a riprendersi il ruolo indiscusso di capitano e anche la maglia gialla.

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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