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US Open, la “vendetta” di Djokovic, ancora #1

Mai sfidare l’orgoglio di un campione e quello di Novak Djokovic è paragonabile a quello di un leone ferito, belva che diventa ancora più pericolosa se messa alle strette. Uscendo dai paragoni e tornando al campo da tennis, Djokovic semplicemente è un grande campione, che si motiva di più quando le difficoltà crescono o quando si sente offeso. E tutto lascia credere che anche negli USA potrebbe riscrivere un canovaccio collaudato.

La prima vendetta: Melbourne

Nole ha avuto un rapporto piuttosto complicato con l’Australia. Lo scorso anno è stato messo al bando dal paese per il suo rifiuto di farsi vaccinare contro il Coronavirus. Nessun problema: Djokovic, già detentore del record del torneo, è tornato a casa senza rancore e ha aspettato il suo turno. E nello scorso inverno, a Melbourne, ha consumato la sua dolce e personalissima vendetta con la decima vittoria nel torneo dello Slam.

A caccia di rivincita negli USA

Questo 2023 sta riservando qualcosa di molto simile anche al di là dell’oceano. Djokovic non ha potuto giocare nel 2022 perché la sua decisione di non vaccinarsi non è cambiata. Una scelta che gli ha reso impossibile disputare ben quattro Master 1000 della stagione. Il serbo è riapparso sulla scena due settimane fa, in quel di Cincinnati, da par suo. Si è ripreso lo scettro in una sfida lunga, sofferta ma vinta contro Alcaraz, in quello che potrebbe essere stato solo un antipasto della finale a New York. Nel frattempo la sua esperienza 2.0 negli USA non poteva iniziare nel modo migliore: conquistando la sua prima vittoria contro Muller, si è già ripreso la posizione #1 nel ranking.

Tutto da guadagnare

Immagine | Epa

Comunque vada a finire il torneo, il ritorno di Djokovic in vetta alla classifica ATP era prevedibile, quasi scontata, anche prima dell’inizio di Flashing Meadows. L’impossibilità di scendere in campo nel 2002 lo ha portato a non dover difendere alcun punteggio rispetto allo scorso anno. Dunque, qualsiasi risultato da qui in avanti è solo un “ingrasso” rispetto a dodici mesi fa. Djokovic spodesterà Alcaraz dal trono il prossimo 11 settembre, ironia della sorte, proprio da quando lo spagnolo è salito per la prima volta sulla vetta del mondo vincendo lo US Open. Un’alternanza di potere che si è protratta per un anno intero: quattro cambi al vertice, sempre in totale riservatezza. Quattro volte ciascuno #1. Quanto basta e avanza per rendere stuzzicante una possibile finale nel torneo di New York. Prima, del resto, non possono incontrarsi.

 

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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