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Verso Barcellona: 1991,   l’Oro di Lamberti

La Stampa – 8 gennaio 1991

NUOTO. E’ pieno inverno qui da noi, ultimi spiccioli delle vacanze di Natale, ma i Campionati Mondiali di Nuoto del 1990 si svolgono dall’altra parte del mondo,  a Perth, nei primi giorni di gennaio del 1991. L’Italia della vasca ci arriva con un ventiduenne di Brescia che già molto ha dato alla causa, in termini di successi e di psicodrammi che solo noi appassionati e narratori italiani, sappiamo creare. Giorgio Lamberti, allenato dal compianto Alberto Castagnetti,  due anni prima ai campionati Europei di Strasburgo, è secondo, medaglia d’ argento, sui 200 stile libero. Nell’ 88 ci sono le Olimpiadi, a Seul. Sono i suoi primi Giochi, li fallisce: il miglior risultato è il quinto posto nella 4×200. Nell’ 89 il qualcosa di più arriva. Ed è tantissimo: agli Europei di Bonn vince la medaglia d’ oro nei 100 sl, nei 200 sl e nella 4×100 sl, quella di bronzo nella 4×100 mista ma, soprattutto, stabilisce il record mondiale dei 200 sl (in vasca lunga, 1′ 46′ 69), primo italiano di sempre a iscrivere il proprio nome nell’ albo dei primati mondiali. Ma le attese sul suo nome sono da ultima spiaggia, un recordman del mondo costretto a dimostrarsi un vincente.

Un mese prima dei Mondiali, in un incidente “domestico”, spingendo l’ auto di un amico, si strappa la schiena. Solo le mani del chiropratico riescono a metterlo in sesto per farlo partire per l’Australia. E a Perth, Lamberti si conferma “il nostro Tarzan” come titola La Stampa. “Lamberti ha nuotato benissim, da signore delle acque”, scrive Giampaolo Ormezzano, “Tatticamente non ha sbagliato una bracciata, forzando poco per passare primo ai 150 metri, poco di più per vincere netto. E’ un sughero giovane con un grosso motore, ha nella nuotata qualcosa di arcano e pratico insieme, che lo mette, diremmo lo sbatte quasi ineluttabilmente davanti agli altri”.

A Perth sale sul podio anche per il Bronzo nei 100 e nella staffetta 4×200 ma per quel sughero giovane, come ammetterà lui stesso a fine carriera, è l’inizio della fine. “Non mi ripresi più. Provai tutto: allenamenti differenziati, specializzati, mirati; preparzione in quota, al mare, in città; cure mediche di ogni genere. Niente, niente di niente. Vennero Barcellona e i Giochi del ‘ 92. Andò male, e non ci fu pietà. Né la volevo: non lo dissi che mi ero preso anche un’ infezione intestinale. Non volevo pietà, ma onestà. Mi avevano già detto che ero psicolabile, qualcuno allora mi definì uno psicopatico. Perché? Perché avevo fallito l’ Olimpiade. Che poi, in realtà, ne ho sbagliate due, Seul e Barcellona. E allora? Sì, forse sentivo l’ appuntamento, esagerai nella preparazione, ma insomma: psicopatico mi sembra troppo”.

Nel 1993 arriva il ritiro e nel 2004 è stato eletto alla Hall of Fame del nuoto internazionale, secondo nuotatore italiano della storia dopo Novella Calligaris, così come era stato il secondo, primo in campo maschile, a salire sul tetto del mondo.

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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