DOPING AND CO. Ieri Alex Schwazer proferiva queste parole davanti ai microfoni dei cronisti di mezza Italia e mezzo mondo: “Io non sono dopato e per vincere l’Olimpiade a Rio non mi serve il doping, ma semplicemente l’allenamento. Voglio andare alle Olimpiadi di Rio e per questo mi alleno ancora tutto il giorno, tutti i giorni. Le cose sono due: o qualcuno me l’ha messa nei giorni prima o la provetta e’ stata manipolata”. Oggi è già il tempo di una nuova puntata di questa incredibile e oscura vicenda del marciatore di Racines, visto che, per oltre un’ora, Sandro Donati, paladino dell’antidoping che lo sta allenando in questo periodo, è stato ascoltato dal procuratore capo di Roma. Oggetto della chiacchierata con gli inquirenti di piazzale Clodio le minacce ricevute dal professore dopo la squalifica di Schwazer e i procedimenti avviati per fare chiarezza. Sul caso è aperta un’inchiesta anche a Roma, un “modello 45”, senza ipotesi di reato e indagati, almeno per il momento. “Ho presentato un esposto e sarà la procura – ha detto Donati uscendo – a dire se vi sono elementi per andare avanti. Ora mi sento meno solo perché o ho fatto accendere la luce sulla vicenda da parte di due procure, ma spero solo che si possa far luce sul marciume che c’è dentro questo ambiente, dal quale vogliono far fuori me e Alex”
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