Alla (ri)scoperta di una leggenda: Chris Hoy, il re della pista

Ci sono sportivi che segnano un’epoca, a suon di vittorie e record, ed altri che segnano un’intera disciplina. Chris Hoy rientra sicuramente nella seconda categoria, perchè il suo nome è scolpito nella storia del ciclismo su pista. Andiamo a conoscere meglio lo scozzese, dominatore in lungo e in largo nei velodromi.

Da Edinburgo, al dominio su pista: chi è Chris Hoy

Chris Hoy nasce a Edinburgo nel 1976, e il suo amore per la bicicletta ha una causa scatenante “cinematografica”. Come molti di quella generazione, scopre le due ruote grazie al film ET e si fa comprare la prima bici, una BMX: racconterà in seguito il suo profondo legame con quella pellicola e con quella bicicletta, costata solo cinque sterline. Correrà con la BMX fino a 14 anni, arrivando al numero due britannico e numero nove al mondo in una disciplina allora ancora embrionale. Nel 1993, ecco la folgorazione su pista, che lo porterà prima a correre per il City of Edinburgh Racing Club e poi per la Gran Bretagna. Il suo debutto internazionale nei velodromi avverrà nel 1999 e sarà d’argento, nei Mondiali disputati a Berlino e nella velocità a squadre. La stessa disciplina gli regalerà il secondo posto nelle Olimpiadi di Sydney 2000. L’apoteosi, però, avverrà nei Giochi seguenti.

La pioggia di medaglie e i record di Chris Hoy

Atene 2004, l’Olimpiade della rinascita inglese, regala il primo oro allo scozzese: Hoy vince nel km da fermo, specialità in cui tenterà (senza esito) di centrare il record del mondo tre anni più tardi, mancandolo per soli cinque millesimi. Pechino 2008, invece, sancirà il suo dominio assoluto: negli anni Hoy si trasformerà in uno sprinter completo, velocissimo e dotato di grandi abilità tattiche che gli consentiranno di andare oltre la velocità pura. In Cina arriveranno gli ori nel keirin, nella velocità individuale e nella velocità a squadre. Questo risultato lo porterà nella storia dello sport britannico, come primo atleta a conquistare tre ori negli stessi Giochi dopo cent’anni. A suon di successi, inoltre, arriverà anche la gioia dell’essere portabandiera nelle Olimpiadi casalinghe di Londra 2012, suggellate con le vittorie nel keirin e nella velocità a squadre.

Arrivano dunque a sette le sue medaglie olimpiche: sei ori e un argento. Un record che ha resistito a lungo, fino ai sette ori di Jason Kenny: con nove podi totali, ora è lui il britannico più titolato di sempre nei Giochi davanti a Wiggins ed Hoy (scozzese più vincente). Inarrivabili invece le medaglie mondiali dello scozzese, che si è ritirato nel 2013 e ha trasformato il ciclismo su pista: 11 ori, 8 argenti, 6 bronzi che hanno consentito alla disciplina di avere visiblità e importanza a livello mediatico. Si può dire che l’esplosione britannica sia una conseguenza dei successi di Chris Hoy, che ha ispirato un’intera generazione. In una parola, leggenda. Con la passione per i motori: recentemente l’abbiamo visto all’opera nel campionato GT britannico, in varie prove di endurance (24h di Silverstone ecc) e nel Mondiale rallycross. Una seconda vita d’autore.

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