Berlusconi non è l’unico: chi ha cambiato la storia del calcio?

Berlusconi lascia questo mondo, ma il suo nome resterà indelebile nella storia dello sport e soprattutto del Milan, un club che ha reso grande, aprendo un ciclo straordinario e forse irripetibile: 31 anni di presidenza che hanno cambiato radicalmente prima il volto e poi la bacheca dei rossoneri. Tutto ha inizio il 10 febbraio del 1986, quando un rampante imprenditore milanese acquisisce la proprietà del Milan, reduce da due retrocessioni in serie B e terrorizzato dall’incubo del ridimensionamento dopo gestioni sportivamente ed economicamente discutibili. L’avvento di Silvio Berlusconi cambia tutto. Due anni dopo, il Milan torna a vincere uno scudetto. È solo l’inizio: dalla vetta nazionale a quella europea e mondiale il passo è brevissimo: 29 vittorie, 13 trofei internazionali. Il ciclo si chiude nel 2017 lasciando in eredità 8 Scudetti, 1 Coppa Italia, 7 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 5 Supercoppe Uefa e 1 Mondiale per club. Riscritta la storia. Esattamente come con il Monza, acquistato in serie C e portato ai margini della zona Europa in serie A. Un rivoluzionario, Berlusconi, ma non l’unico. Quali altri presidenti ci sono riusciti?

Roba da ricchi sceicchi

Mansour bin Zayed Al Nahyan
Immagine | Epa

Nel calcio moderno, vincono i petrodollari. Mansour, ha rovesciato i rapporti di forza e la storia di Manchester. Dal suo arrivo, nel 2008 il City, vissuto da sempre all’ombra dello United, ha vinto molto di più rispetto a tutta la sua storia precedente: negli ultimi 12 anni, sette Premier League, sei Coppa di Lega, tre FA Cup e 3 Community Shield e una Champions. Il 2011 è l’anno della svolta societaria anche per il Paris Saint-Germain che viene acquistato dai fondi del Qatar. I fondi… senza fondo di Nasser Al-Khelaifi brutalizzano il calcio francese che diviene una sorta di campo d’allenamento privato della squadra della capitale, ma la proprietà ha anche il cruccio di non aver mai vinto neanche una Champions. Non ci è riuscito neanche con Messi, Mbappè e Neymar.

L’uomo in blues e il presidente diventato… Stadio

Abramovic è l’uomo che ha cambiato la storia del Chelsea nel 2003, quando il magnate russo decide di investire nei blues. Da allora, il club londinese passa dalla media borghesia del calcio all’élite inglese ed europea. Tantissimi trofei vinti in diciannove anni: cinque campionati inglesi, altrettante FA Cup, tre Coppe di Lega, 2 Supercoppe Inglesi, due Europa League, due Champions, due Supercoppe Europee e un Mondiale per il club. Santiago Bernabeu è il nome dello stadio del Real, ma anche del presidente che ne ha costruito il mito. El Señor Bernabeu è stato al comando delle Merengues per 35 anni, dal 1943 al 1978, vincendo cinque edizioni della Coppa dei Campioni. Chiude con 35 anni di presidenza e 71 trofei.

Le grandi famiglie italiane

Massimo Moratti
Immagine | Ansa

Anche l’Italia ha le sue storie da raccontare. In due ere diverse, di padre in figlio, congiungendo tre generazioni di tifosi nerazzurri, c’è la famiglia Moratti. Angelo è l’artefice dell’Inter di Herrera che vince la sua prima Coppa dei Campioni. Il figlio Massimo riprende le redini nel 1995 e dopo undici anni riesce a vincere lo scudetto e, nel quindicesimo anno di presidenza, centra il Triplete. Diciannove anni e sedici trofei conquistati fra il 1995 e il 2014. Il ritorno di un Agnelli al vertice della Juventus coincide con un nuovo e ciclo di successi. Andrea Agnelli ha scritto a caratteri cubitali la storia bianconera del secondo decennio del XXI secolo. Dal 2011/2012 una serie di investimenti mirati a internazionalizzare il brand, scegliendo solo il meglio del meglio. Risultato: un ciclo lungo nove anni, fatto di altrettanti scudetti, che lo rendono il più vincente della storia del club.

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