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Evenepoel, Van Der Poel e Pogacar… una noia Monumentale?

Liegi – Bastogne – Liegi appannaggio di Remco Evenepoel: come e più dello scorso anno, dominatore assoluto della corsa, complice la caduta di Pogacar. Quando il corridore sloveno ha dovuto abbandonare la corsa, sfumata la possibilità di un duello ruota a ruota con Evenepoel, lo scenario finale è apparso chiaro sin da subito… ed è andata come tutti pensavano. Il belga, quando la strada si è fatta in salita, si è alzato sui pedali e ha fatto il vuoto, trovando anche il tempo di scrollarsi di dosso la pioggia dalla maglia negli ultimi chilometri e di scherzare con le telecamere prima di presentarsi, nelle migliori condizioni possibili, per la foto ricordo al traguardo.

Il limite sottile fra dominio e noia

Immagine | Epa

Un dominio assoluto e indiscutibile quello di Evenepoel. Una prestazione per certi versi spettacolare ma per altri… noiosa: il ciclismo delle Monumento nelle ultime settimane, al netto del fascino, propone un panorama pressoché immutabile. La sensazione sta diventando una tesi sostenuta dai risultati: non c’è spazio per gli outsider. Il pronostico della vigilia di ogni gara che conta è sin troppo facile ed è puntualmente confermato dall’ordine di arrivo. La Milano – Sanremo doveva essere la corsa di Van der Poel. E così è stato. Il Giro delle Fiandre, sembrava scritto per un monologo di Pogacar, ed è andata esattamente secondo le previsioni. Evenepoel era indicato come assoluto protagonista della Liegi Bastogne Liegi con tanto di prevedibile attacco alla Redoute. Ed anche in questo caso, il canovaccio è stato rispettato. Insomma, il trio si divide trofei e successi, relegando tutti gli altri ciclisti, obtorto collo, al ruolo di attori non protagonisti.

Un gruppo spaccato in due

Immagine | Epa

La domanda è lecita: Evenepoel, Van der Poel e Pogacar sono troppo forti o non hanno concorrenza? Allo status quo, al resto del gruppo non resta che consolarsi con gli… avanzi lasciati dai tre cannibali. Un dominio che, secondo quanto filtra dalle voci riportate dalle altre ammiraglie, sta amareggiando e non poco il “peloton”, spesso costretto a sapere, sin dallo starter, di essere condannato, a meno di clamorosi ribaltoni (o cadute), a soggiacere. Quanto basta per spingere appassionati e spettatori medi a chiedersi se sia il caso di accendere la TV per assistere a un film dal finale scontato. In questo senso, anche il Giro D’Italia, primo dei grandi eventi dopo le Classiche, sembra destinato un duopolio fra Roglic ed Evenepoel senza la possibilità di inserimenti a sorpresa. Resta da capire se, per quanto spettacolari le azioni di questi fuoriclasse, siano sufficienti al grande pubblico e agli sponsor per restare, rispettivamente, incollati alla TV o a investire su uno scenario che, specialmente in Italia, sembra in profonda crisi.

Luigi Pellicone

43 anni, laureato in Lettere Moderne giornalista dal 2007. Da quando la serie A ha deciso di fare a meno del mio talento, ho riversato i miei lampi di classe nella scrittura. Seguo sport e politica sul campo senza soluzione di continuità. Circondato da sole donne in famiglia, mi preparo per le Olimpiadi fra 3000 siepi, salto in alto, in lungo e corsa a ostacoli, inseguendo, spesso invano, il mio inaffidabile labrador. Alle spalle, un paio di vite spese fra agenzie di stampa, quotidiani e siti web. Un presente e un futuro ovviamente, tutto da scrivere

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