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Fenomenologia di Alberto Tomba – Un alieno sbarca nel Circo Bianco

STORIE. Sono trentasette le medaglie d’Oro italiane alle Olimpiadi invernali e Olympialab, seguendo il rintocco del conto alla rovescia verso la Cerimonia di Apertura, vi propone ogni giorno il loro racconto: non pura cronaca ma una lunga storia sul filo dorato di 56 anni di Giochi Olimpici.

 

Fenomenologia di Alberto Tomba – Un alieno sbarca nel Circo Bianco

Crans Montana 1987

A Natale del 1984 nel mondo dello Sci arriva un alieno, lo fa in un luogo che con lo Sci stesso ha poco a che fare, Milano zona San Siro, una montagnetta costruita sulle macerie della seconda guerra mondiale. E’ un alieno che scende nel pianeta bianco a tinte azzurre per chiudere un naturale momento di depressione, nei corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, seguito al ritiro dei grandi protagonisti della valanga azzurra: Gustavo Thoeni si è ritirato nel marzo del 1980, Pierino Gros due stagioni dopo. Il loro erede designato, Leonardo David, era stato strappato alla vita a 18 anni e mezzo da una caduta in una discesa libera (dopo quasi sei anni di coma morirà nel 1985).

L’alieno ha per i titolisti un nome difficile, Alberto Tomba, e sulla montagnetta di San Siro vince il Parallelo di Natale, una vittoria che non ha nessun significato tecnico, il percorso è cortissimo, la neve surreale ma il ragazzo che ha appena compiuto 18 anni si mette dietro tutti gli azzurri della squadra di Coppa del Mondo, “Un azzurro della B beffa i grandi del parallelo” titola la Gazzetta dello Sport. In un mondo di introverse macchine da pali nate alla scuola della montagna, poche parole, lo Sci come naturale evoluzione della vita di tutti i giorni ritmata dalle stagioni che sulle Alpi sanno essere estreme, Tomba pare davvero essere calato da un’altra galassia. Uno che nasce e vive in pianura, a pochi chilometri da Bologna da una famiglia benestante con tanto di vacanze a Cortina e macchina di famiglia che nei fine settimana lo deposita sulle piste da sci, uno che conosce l’odore e il sapore del fare baracca in città, uno che pratica lo sci come puro divertimento come potrebbe fare e peraltro fa mille altre cose non lo si era mai visto nel Circo Bianco.

Nell’albo dei ricordi, Tomba definisce come prima stagione agonistica vera quella nella quale ha iniziato a viaggiare davvero per partecipare alle gare. E il primo viaggio avviene nell’inverno tra il 1982 e il 1983 quando ragazzo della squadra C viene aggregato alla squadra B per andare in Svezia a gareggiare in Coppa Europa. Unico cittadino del gruppo, “composto esclusivamente”, sono parole sue, “da persone con un cognome che non prometteva nulla di buono. Non era facile sentirsi rilassati e a proprio agio”. La sua “prima volta” gli vale il viaggio l’anno successivo, è gennaio del 1984, a Sugarloaf per i Campionati Mondiali Juniores; arriva quarto in Slalom, preceduto dal giapponese Ito, lo jugoslavo Robic e il norvegese Finn Christian Jagge, l’unico del quale si sentirà ancora parlare, e vola verso la squadra B. E a dicembre vince il Parallelo di Natale a Milano.

Nella stagione successiva, a 21 anni, entra nella squadra A e la matricola che gli fanno i compagni di squadra gli fa capire che i mondi diversi si possono toccare, possono coesistere. La stagione 1985/86 inizia con l’aperitivo delle World Series che precedono di una settimana il via della Coppa del Mondo e si disputano a Sestriere. Al primo assaggio di grande sci, Tomba parte con il 33 e si classifica all’ottavo posto nel Gigante a 1”55 da Robert Erlacher, ventiduenne di Corvara di talento eccezionale in nervi di seta che due giorni dopo è secondo nello Slalom vinto da Bojan Krizaj. “Anche da bambino ho sempre avuto una preferenza per lo slalom gigante. Forse solo perchè ho un po’ più forza degli altri. Ma questo è merito della mamma per come mi ha fatto, non mio”, sono le prime parole ufficiali del ragazzone di Bologna. La Coppa del Mondo per le discipline tecniche (ad agosto due Libere nell’argentina Las Lenas la avevano ufficialmente aperta) si apre proprio a Sestriere il primo giorno di dicembre. Nonostante quanto riportato da tutte le biografie e dallo stesso Alberto, l’esordio in Coppa del Mondo avviene proprio nello Slalom di Sestriere che viene vinto dal diciannovenne jugoslavo Rok Petrovic. Le cronache parlano di un pettorale superiore al cinquanta, la qualificazione alla seconda manche con il ventiquattresimo tempo a 2”25 da Buergler e l’uscita nella seconda discesa. Tomba il 17 dicembre è al via dello Slalom di Madonna di Campiglio ma esce ancora. Salta anche a gennaio a Kitzbuhel, il 3 febbraio è ventinovesimo nel SuperG di Crans Montana mentre nel frattempo si è imposto tre volte in Gigante in Coppa Europa. I primi punti in Coppa del Mondo arrivano in Svezia, ad Are, il 23 febbraio 1986: parte con il pettorale 62 e arriva sesto in una strana gara che vince Pirmin Zurbriggen dove i primi cinque sono nello spazio di 1”41 e l’azzurro è a 4”89. Si ripete quattro giorni dopo nel Gigante norvegese di Hemsedal dove è dodicesimo. Nella trasferta nordamericana che chiude la stagione di Coppa è sesto nel SuperG di Whistler Mountain e nono nel Gigante di Lake Placid.

Il servizio dedicato da Sports Illustrated prima delle Olimpiadi di Calgary

 

Dopo una estate di allenamenti tra i ghiacciai e il Sudamerica è atteso a conferme nella stagione che porta ai Campionati Mondiali di Crans Montana. Fallita l’uscita di Sestriere, sulla Gran Risa in Val Badia arriva il secondo posto, il primo podio nel Circo Bianco, in una gara dal sapore della valanga azzurra con Pramotton primo, Toetsch secondo e il nostro terzo. E con il podio arrivano le prime dichiarazioni post gara, “Io me lo aspettavo di andare bene. Nella prima manche con il numero 24 non pensavo di fare granchè. Poi, nella seconda, partendo bene e visti i risultati degli altri, mi sono caricato e buttato giù a palla”. I giornalisti, che non conoscono ancora bene l’alieno, parlano di atteggiamenti falsamente guasconi. Un decimo posto nel Gigante di Kranjska Gora, un quattordicesimo nello Slalom di Hinterstoder, sesto tra i pali stretti a Wengen rimontando otto posizioni nella seconda manche. Arrivano i Campionati Mondiali che si trasformano quasi in un campionato svizzero con Zurbriggen a farla da dominatore. Gli italiani mettono insieme delusioni su delusioni e le ultime speranze sono attaccate al Gigante maschile. Si conta su Richard Pramotton e su Robert Erlacher mentre per la stampa Tomba e Toetsch sono un mistero. Il valdostano salta nella prima manche, il tredicesimo posto a metà gara del secondo lo taglia fuori dalle medaglie. A salvare tutti è Tomba, terzo nella prima manche preceduto da Joel Gaspoz e Zurbrigeen e con Marc Girardelli sulle code a soli cinque centesimi. Toetsch, in corsa, quinto. Il biondo altoatesino non ha la condizione e crolla nella seconda manche, il lussemburghese scavalca Alberto, che è lento nella prima parte e ha cercato di recuperare nel finale, e quando manca la discesa di Gaspoz è terzo a 75 centesimi da Zurbriggen e a 68 Girardelli. Preso dal suo derby rossocrociato, il vallesano cade alla terz’ultima porta. Tomba conquista la sua prima medaglia e il mondo inizia a conoscerlo al di là del trito e ritrito ritornello del cittadino che scia. L’alieno si presenta: “Io non sono uno come Girardelli o Zurbriggen; se c’è da allenarsi mi alleno ma se c’è da divertirsi mi diverto. Hobby? Motocross, sci d’acqua, tennis, uscire a far casino con gli amici”. Arriva proprio da un altro mondo ma ancora molti credono che possa essere una meteora, uno dei tanti che per caso salgono su un podio e poi scompaiono.

 (13. continua)

Contenuto ceduto in esclusiva dall’agenzia alaNEWS. Riproduzione vietata. Anno 2014.

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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