Un Mattia Furlani da urlo. Il ragazzo ha stupito tutti al Meeting di Savona dove, nella specialità del salto in lungo, è riuscito a saltare e raggiungere 8,44 metri. Un volo da raccontare ma anche… da Icaro per un ragazzo appena maggiorenne che è stato aiutato, o beffato, dal vento: dipende dalle prospettive con cui si interpreta la velocità a favore di 2,2 metri al secondo. Ben oltre il limite di due metri fissato per omologare il risultato ma non abbastanza per infrangere il sogno di aver trovato un talento da coltivare.
Il giovanissimo atleta laziale, uno dei possibili outsider in vista dei prossimi eventi iridati e a cinque cerchi, ha tirato fuori una prestazione spettacolare. A prescindere dall’aiuto del vento, i miglioramenti sono notevoli, specialmente in relazione al personale record del Campione d’Europa under 18 che si era fermato agli 8,04. Ancora più interessante notare che Mattia Furlani era alla sua prima uscita stagionale all’aperto. Lo stacco, al netto della solita potenza, è apprezzabile anche per il miglioramento evidente dal punto di vista tecnico. E tutto lascia credere che in questo 2023, i margini di miglioramento siano ancora in larga parte inesplorati. Per la cronaca, il record italiano all’aperto è di 8,47 metri, detenuto da Andrew Howe, 15 anni e qualche mese, il 30 agosto 2007 nei mondiali di Osaka, prestazione che gli permise di chiudere in seconda posizione.
Il salto di Furlani, se fosse stato omologato, sarebbe stato da record. Si parla della terza prestazione all time di un atleta italiano nella specialità del “lungo” e, soprattutto, della migliore prestazione mondiale stagionale. Quanto basta, insomma, per essere assolutamente ottimisti in vista del prossimo futuro e anche, evidentemente, per compiere con la dovuta serenità una scelta. Da tempo il ragazzo è considerato l’erede naturale di Andrew Howe, ma all’inizio della sua carriera Furlani si era cimentato anche nel salto in alto, disciplina cui, sino a poco tempo fa, aveva dato anche una certa priorità. Appare ormai necessario compiere il passo definitivo verso la pedana piuttosto che verso l’asticella. Del resto, i precedenti di atleti multidisciplinari affermatisi in una sola specialità non mancano. Non ultimo, lo stesso Marcell Jacobs che poi ha preferito puntare, per sua fortuna e dell’atletica italiana, sui cento metri che lo hanno portato all’oro Olimpico. Forse è ancora troppo presto per pensare a traguardi del genere per Mattia, ma di certo il ragazzo sta trovando quella dimensione necessaria ad esprimere al meglio le sue indubbie qualità.
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