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Rigaudo quinta nella 20   out Chesani e La Mantia

Foto: Colombo/FIDAL

MOSCA 2013. Una gara coraggiosa non basta ad Elisa Rigaudo per salire sul podio mondiale. L’azzurra, protagonista fin dal via, è quinta al traguardo dei 20 km di marcia, terminati in 1h28:41. L’Oro e l’Argento restano in Russia, e vanno al collo di Elena Lashmanova (la campionessa olimpica di Londra, che si conferma così numero uno della specialità, 1h27.08) ed Anisya Kirdiapkyna (1h27:11); il terzo posto è della cinese Hong Liu (1h28:10), che beneficia della squalifica della terza russa, Irina Sokolova, avvenuta all’interno dello stadio. Ottimo il comportamento delle altre due italiane in gara, Eleonora Anna Giorgi ed Antonella Palmisano, finite rispettivamente al decimo (1h30:01) e al tredicesimo posto (1h30:50, primato personale).

Elisa Rigaudo sceglie di andare in testa a dettare il ritmo fin dal via, anche perché appare subito chiaro che nessuno abbia intenzione di cercare prestazioni di rilievo. Dopo qualche chilometro la piemontese si trova sola con la ceca Aneszka Drahotova, la campionessa europea juniores di Rieti (quella dell’incredibile accoppiata marcia-siepi): insieme accumulano un piccolo vantaggio (fino a 15 secondi). Le russe si muovono al nono chilometro, con l’obiettivo, chiaro, di agganciare nel giro di qualche tornata l’azzurra e la ceca. Ai dieci chilometri (45:20, parziale sui 5 chilometri di 22.04) il gap non è stato ancora colmato; questione di poco, però, Lashmanova (campionessa olimpica e primatista del mondo) e Kirdyapkina (bronzo mondiale a Daegu) si incollano alle prime due intorno all’undicesimo. Drahotova, una che evidentemente non ha paura di bruciare le tappe, si mette ancora davanti, a dettare il ritmo, incurante dei 19 anni appena compiuti. Dietro il quartetto di testa, scelgono di rompere gli indugi anche le cinesi Hong Liu (argento a Daegu e quarta ai Giochi di Londra) e Huanhuan Sun, che riescono a guadagnare qualche metro (8 secondi di ritardo al 14esimo).

E’ più o meno qui che Kirdyapkina, probabilmente avvisata del tentativo di rientro delle asiatiche, si porta al comando, allungando il gruppetto. La Rigaudo è in difficoltà, e nel giro di pochi secondi si stacca, insieme alla Drahotova. Le due russe quindi, come da copione, si ritrovano sole al comando. Ai quindici (1h06:52, 21:32 nei 5km) la situazione è definita: Lashamnova e Kirdyapkina sole al comando, e dietro di loro, a poco meno di dieci secondi, un quartetto, perché le cinesi riagganciano la Rigaudo e la Drahotova. Praticamente dal nulla, e con andatura abbastanza discutibile, riappare anche la russa Sokolova, che aggancia le inseguitrici e riparte subito all’attacco, trascinando con sé le cinesi e staccando la Rigaudo e la Drahotova. Mancano a questo punto tre chilometri, ovvero un giro sul circuito ed il raccordo verso lo stadio. Il vantaggio delle due di testa sale a 30 secondi, e ad un chilometro e mezzo dall’arrivo, la campionessa olimpica Elena Lashmanova decide di andare a prendersi l’oro. Dietro, Elisa Rigaudo reagisce, staccando prima Drahotova, e poi andando a prendere la Sun per il quinto posto. All’ingresso nello stadio Sokolova viene fermata dai giudici, e quindi Hong Liu prende il bronzo. L’azzurro è quinta (1h28:41), perché subisce la risalita della cinese Sun.

A Silvano Chesani nelle qualificazioni dell’Alto costano cari gli errori a 2,17 e a 2,26, quote poi superate al secondo tentativo. Nel suo gruppo, passa Ingraham (Bahamas), che come lui salta 2,26, ma con un percorso privo di errori. A 2,29 manca il passaggio di poco in almeno due occasioni, soprattutto al secondo salto. La qualificazione risulta fatale anche a Simona La Mantia. La palermitana non entra nelle prime dodici, finendo il turno al quattordicesimo posto, con un 13,80 (-0.2 m/s) che la lascia fuori dalla prova conclusiva per soli otto centimetri (sarebbe bastato un 13,88). Dopo un 13,57 d’apertura, per l’azzurra un nullo e poi il 13,80 conclusivo, onestamente troppo poco per sperare in una qualificazione, anche se, a conti fatti, e come dimostrato dai risultati, passare era tutt’altro che impossibile.

 

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Fonte: FIDAL

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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