La minaccia della squalifica per doping e la delusione per il forfait all’Olimpiade, ma anche gli Slam e le tante vittore: il numero uno del mondo si racconta
IJannik Sinner ha festeggiato il suo primo anno da numero uno del tennis mondiale con un’intervista esclusiva a Sky Sport, nella quale ha raccontato le sfide che ha affrontato e il percorso di crescita che lo ha portato a essere una delle figure più influenti nel tennis attuale. Sinner ha spiegato che, nonostante il successo, ha dovuto affrontare diversi momenti difficili, tra cui la controversa vicenda legata al caso Clostebol, che ha generato un periodo di incertezza personale e professionale.
“Tutti giocano bene a tennis, il problema sono sempre i piccoli dettagli”, ha dichiarato Sinner, evidenziando quanto sia importante la forza mentale per ottenere risultati in uno sport così competitivo. “Sono riuscito a capire tante cose in questa stagione e ho vinto tante partite con la forza mentale”. Ha inoltre ricordato come prima dello US Open, uno dei tornei più prestigiosi al mondo, si trovasse in una condizione mentale particolarmente complessa: “Ero in una situazione molto difficile e delicata, ho fatto fatica a comprendere quello che stava succedendo”.
Le difficoltà personali
Nel periodo pre-US Open, Sinner ha vissuto momenti di grande incertezza, dove la sua capacità di concentrazione è stata messa a dura prova. “Però a un certo punto mi sono detto: `No Jannik, alla fine è tutto abbastanza irrilevante, perché questo sport ti può dare soddisfazioni e ti può buttare giù anche moralmente, però alla fine io sto bene´,” ha confidato. La difficoltà, ha spiegato, risiedeva anche nel fatto di non potersi aprire facilmente con altre persone, il che rendeva ancora più complicata la gestione del momento di difficoltà: “Prima di giocare a New York era difficile innanzitutto perché non mi potevo aprire con tante persone”.
Sinner ha rivelato che il momento di svolta è arrivato con una realizzazione personale che lo ha aiutato a prendere le distanze dalla vicenda Clostebol: “Mi sono svegliato un mattino e ho detto: `Ma alla fine io non ho fatto niente di sbagliato, non sapevo niente, e quindi per me era già passata, poi quello che esce dal giudice, quello che può uscire o non può uscire alla fine io non lo posso più controllare, no?”.
L’etica del lavoro
“Come persona non sono mai cambiato, il successo non mi ha cambiato e non ha cambiato come tratto le persone davanti a me, quelle che incontro”, ha sottolineato. “Quello che cambia è che ho un po’ meno tempo libero. Perché io sono una persona che dedica tutto il suo tempo al lavoro”. Sinner ha raccontato che il suo impegno e la sua dedizione risalgono all’età di 13 anni, quando lasciò la casa di famiglia per inseguire il sogno di diventare un tennista professionista. Ora, a 23, è consapevole dell’importanza di continuare a migliorarsi e mantenere la sua posizione: “È proprio ora che uno deve continuare a lavorare e migliorare, perché ci sono tutti i giocatori che ti vogliono inseguire”.
L’intervista si è conclusa con una riflessione sulle Olimpiadi, un traguardo sfuggitogli a causa di una tonsillite. “Gli Slam sono e saranno sempre i tornei più prestigiosi per me”, ha detto, senza nascondere la delusione per non aver potuto partecipare ai giochi olimpici, un evento che aveva fissato tra gli obiettivi principali della sua carriera.