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Svetlana Romashina,   la nuova regina del Sincro

Foto: RFEN

BARCELLONA 2013. Strana disciplina il Nuoto Sincronizzato, dalle gerarchie cristallizzate al punto che le classifiche sembrano già scritte prima delle gare e che guadagnare da un evento all’altro una posizione, come è avvenuto alla nostra Linda Cerruti, è evento da celebrare degnamente. Gerarchie che sono rigidissime, difficilissimo scalzare una grande interprete e il tutto avviene normalmente per discendenza quasi dinastica. Così accade che Natalia Ishchenko, dominatrice dell’ultimo decennio con i suoi 3 ori olimpici e i suoi 16 ori mondiali, decida di prendersi un anno sabbatico, forse preludio al suo ritiro e Svetlana Romashina si trovi pronta a rilevarne lo scetto.

Non è di primissimo pelo la Romashina, ventiquattro anni a settembre, ha pure sempre già vinto due ori olimpici a squadre e uno nel duo e una decina di ori mondiali, ma da Barcellona balla da sola come aveva fatto per l’ultima volta nelle gare delle categorie inferiori nel 2004 prima di passare tra le “grandi” e vincere il suo primo titolo a squadre a sedici anni – ha iniziato a praticare a 10 anni – a Montreal 2005. Svetlana, l’altra sera dopo aver vinto il titolo mondiale nel Solo Tecnico, lo ricordava. “Non è facile essere paragonata a Natalia, lei è un modello per noi. L’ultima volta che ho eseguito una routine in Solo è stato nel 2004 ma penso che il Solo sin da allora sia rimasto nella mia mente”.

Strana disciplina, dicevamo, dove alle Olimpiadi si gareggia solo in coppia o a squadre. E così accade che nei giorni nei quali Svetlana Romashina entra nei libri dei record per essere la prima a conquistare tre ori mondiali consecutivi nel duo tecnico, il nuoto sincronizzato trovi una nuova regina in una gara che non assegnerà l’alloro olimpico.

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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