Vado contro i paralimpici

MILANO. Oggi ne ho per tutti, anche per una delle persone che stimo di più nel mondo olimpico e che, se potessi voterei oggi per fargli avere la poltrona di numero uno del Coni: Luca Pancalli.

Luca Pancalli è nel mio mirino perché ha sviluppato il movimento sportivo paralimpico giovandosi di un meccanismo ben collaudato, ma a doppio taglio. Sto parlando del meccanismo dei personaggi faro che hanno trasformato il paralimpismo in quello che è oggi: un’ottima fabbrica di medaglie. A mio avviso, tuttavia, è mancato un lavoro per la base che è ancora a percentuali minime rispetto ai praticanti che sarebbe possibile avere in ogni sport. Certo uno Zanardi tira, fa moda e spettacolo, ha le possibilità e i soldi per arrivare fino al tetto del mondo, ma lo sport paralimpico fallisce la sua missione se si ricorda che ancora decine di migliaia sono i disabili che, per cultura e per vergogna, stanno rintanati e seduti dentro le case senza fare niente quanto potrebbero, magari, correre la maratona meglio dell’ex pilota. Per questo spero che Pancalli lotti non solo per avere i fondi ripristinati, ma anche per distribuirli sul reclutamento e l’operazione di allargamento della base. L’Italia non può non capire che il disabile che fa sport è un disabile che costa meno al sistema sanitario nazionale. E parliamo di botte da 2-3 mila euro ciascuno. Allora è un dovere provarci senza cadere nel minettismo di turno (non ce ne voglia la brava Minetti, lei non c’entra).

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