Chi era Antonio Carbajal, primo calciatore a giocare 5 Mondiali

Il mondo del calcio e dello sport è in lutto per la scomparsa di una vera e propria leggenda. All’età di 93 anni si è spento ieri Antonio Carbajal, magico portiere del Messico tra il 1950 e il 1966.

Malato da una settimana, era stato ricoverato in ospedale, prima di essere dimesso per poter trascorrere le ultime ore di vita nella propria casa.

A riferirlo è stato Antonio Moreno, suo conoscente, nonché direttore della Hall of Fame Internazionale del calcio con sede in Messico.

Primo a giocare cinque Mondiali

Nato il 7 giugno del 1929 a Città del Messico, Carbajal è famoso per essere stato il primo calciatore a giocare in ben cinque edizioni diverse dei Mondiali.

Un record iniziato quando aveva solamente 21 anni, prendendo parte alla Coppa del Mondo in Brasile nel 1950, dove collezionò tre presenze.

Nel 1954 giocò, poi, una partita ai Mondiali di Svizzera, alla quale ne aggiunse altre tre nel 1958, ai Mondiali di Svezia.

Altrettante le partite che disputò anche nella Coppa del Mondo in Cile nel 1962, finendo poi nel 1966 a scendere in campo per un’ultima volta, nel Mondiale d’Inghilterra, all’età di 37 anni.

Primo a realizzare questo primato, la partecipazione a cinque Mondiali diversi è stata poi eguagliata dal tedesco Lothar Matthaus, dall’argentino Lionel Messi, dal portoghese Cristiano Ronaldo e da tre messicani: Rafa Marquez, Guillermo Ochoa (che punta ora al sesto Mondiale, ndr) e Andres Guardado.

Merita una menzione anche l’italiano Gianluigi Buffon, convocato in cinque edizioni diverse della Coppa del Mondo, ma sceso in campo solamente in quattro (in Francia nel 1998 rimase sempre in panchina).

Una carriera tutta messicana

Soprannominato Tota o El Cinco Copas (riferimento al record sopra citato), Carbajal iniziò la propria carriera da portiere nel Club Oviedo nel 1942, venendo poi selezionato dal Messico per la spedizione olimpica che prese parte ai Giochi del 1948 a Londra.

Una manifestazione che Carbajal visse però soltanto dalla panchina come portiere di riserva, visto che il Messico fu eliminato subito alla prima partita, dopo essere stato battuto per 5-2 dalla Corea del Sud.

Nello stesso anno passò, poi, al Real Club España di Città del Messico, dove rimase fino al 1950, quando il club fu sciolto per motivi politici.

Firmò allora per il Club Léon, dove trascorse tutto il resto della sua carriera, nell’omonima città messicana, indossando i guantoni e scendendo in campo a difesa dei pali in oltre 360 occasioni.

Appesi gli scarpini al chiodo, nel 1975 iniziò una nuova carriera da allenatore, proseguita fino al 1995.

Tre i club allenati, anche in questo caso sempre in Messico: Curtidores, Léon e Atlético de Morelia.

Un pallone da calcio abbandonato sul campo
Foto | Pexels @Pixabay

L’amore per il calcio

Protagonista in campo della prima vittoria mai ottenuta dal Messico in una Coppa del Mondo (in occasione del 3-1 inflitto alla Cecoslovacchia in Cile nel 1962), Carbajal aveva raccontato soltanto qualche anno fa a FIFA.com il suo grande amore per il calcio:

“La mia storia è iniziata per strada. Quando sei bambino, giochi con qualsiasi cosa. Noi andavamo al campo di golf a Chapultepec, rubavamo qualche pallina e le usavamo per giocare. Una volta ricordo che un mio amico costruì addirittura un pallone più grande, con grande cura. È così che è nato il mio amore per il calcio”.

Un amore durato poi parecchi decenni e che gli ha permesso di togliersi grandissime soddisfazioni professionali e umane:

“Amo viaggiare. Non avevo mai giocato davanti a così tante persone (in riferimento al Mondiale di Brasile 1950, ndr). Fu incredibile. Sentivo urlare ‘Brasile, Brasile’ e quell’atmosfera mi caricò. Volevamo lottare, anche se sapevamo che loro erano nettamente superiori a noi. Finì 4-0 per loro. I giocatori brasiliani erano fenomenali. Delle belle persone e degli ottimi rivali. Penso che iniziarono anche a dispiacersi per noi dopo che ci segnarono il quarto goal”.

La prima di tante partite mondiali per il portiere messicano, il quale si è sempre dichiarato orgoglioso per i traguardi raggiunti in carriera:

“Ho sempre voluto essere qualcuno e sembra che ci sia riuscito. Ho giocato la mia ultima Coppa del Mondo poco più di 50 anni fa, eppure le persone si ricordano ancora di me. Significa sicuramente qualcosa”.

Un’icona che non verrà mai dimenticata.

Gestione cookie