Doping: la resa di Rogge, avanti un altro

Malagò-RoggeDOPING & CO. “Il doping non scomparirà mai perchè sta allo sport come il crimine alla società”: lo ha ricordato il presidente del Comitato olimpico internazionale, il belga Jacques Rogge, nel suo primo contatto con la stampa a Buenos Aires, dove sabato verrà scelta la sede per i Giochi 2020 tra Madrid, Tokyo e Istanbul. “Oggi il doping è molto piu’ difficile che non dieci anni fa”, ha sottolineato Rogge, precisando di essere “a favore dell’Agenzia mondiale antidoping”. Dopo dodici anni alla guida del CIO, Rogge lascerà l’incarico proprio a Buenos Aires. I candidati a prendere il suo posto sono Thomas Bach (Germania), Sergei Bubka (Ucrania), Ser Miang Ng (Singapore), Richard Carrion (Porto Rico), Denis Oswald (Svizzera) e Ching-Kuo Wu (Taiwan).

Sul tema doping, Thomas Bach è in queste settimane sotto attacco: come capo del Comitato Olimpico tedesco ha prima cercato di insabbiare i risultati dell’inchiesta sui casi di doping di stato nella Germania Ovest e poi minimizzato le risultanze anche se, favorito della vigilia, si dice sicuro che la vicenda non intaccherà le sue possibilità di elezione. Decisamente più ferma è stata la dichiarazione di intenti di Sergei Bubka che alcune settimane fa si è espresso in favore di pene più severe; “Subito 4 anni di squalifica per doping. Non bisogna trovare scuse per chi si dopa – ha detto l’ex fuoriclasse del salto con l’asta -. Bisogna rendere più dure le pene, portando da due a 4 anni la squalifica per la prima infrazione: si deve proteggere gli atleti onesti ed eliminare chi bara. E’ importante per lo sport e per la sua credibilità”.

Sull’inchiesta tedesca ha espresso la sua posizione Ser Miang Ng, “E’ incredibile che uno stato gestisca attività di doping sistematico. Tutte le azioni necessarie devono essere intraprese perchè la credibilità del movimento olimpico dipende dall’integrità dello sport”. Lo svizzero Denis Oswald è sulla linea di Bubka, inasprimento delle sanzioni, e chiede alla WADA test più centrati sulle discipline e sui paesi dove il problema è più diffuso. Il cinese di Taiwan, Ching-Kuo Wu, presidente dell’AIBA, la federazione internazionale del pugilato dilettantistico, ha al momento della sua candidatura rilevato come “in questa società che si muove troppo velocemente, temo che si stia perdendo il controllo sull’educazione dei giovani per combattere problemi sociali come il doping, le scommesse, i match truccati e la violenza. Il doping è una delle sfide maggiori che il CIO deve affrontare.”

Anroca qualche giorno di promesse elettorali, poi il prescelto sarà atteso dalla prova dei fatti.

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