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Ferlito: tra razzismo e comunicati inopportuni

STORIE. Torniamo indietro di 25 anni: una sera, sulla TV ABC, Al Campanis, dirigente della Major League of Baseball, firmò la fine della sua carriera con dichiarazioni inopportune sul ruolo degli afroamericani nel Baseball americano, un caso volle che il fatto avvenne esattamente 40 anni dopo l’esordio di Jack Robinson (raccontato magistralmente dal film 42) nelle World Series. In sostanza Al Campanis disse che “i negri non hanno le caratteristiche per gestire una squadra di baseball esattamente come non sono bravi nuotatori perchè non galleggiano”. Affermazioni probabilmente non razziste ma sicuramente inopportune.

Andiamo ora con il pensiero a domenica scorsa: Carlotta Ferlito chiude al quinto posto la finale della trave ai Campionati Mondiali di Anversa di Ginnastica Artistica, una disciplina dove i giudici hanno peso e dove, in questo paese, siamo specializzati invece che a disinnescare le polemiche a trovare facili alibi in questo fatto. E se vogliamo dirla tutta personalmente riteniamo che l’esercizio di Carlotta non fosse da medaglia, le abbiamo in passato visto fare ben altre cose sui 10 cm della trave. Vanessa Ferrari è quarta, si scatenano le usuali accuse di “furto”. E Carlotta, che ha dalla sua la gioventù, non “arginata” da chi di queste cose si dovrebbe occupare si lascia andare ad una frase, quanto meno poco opportuna ma in questo Paese si sprecano e non solo nello sport: “Io e Vanessa dovremmo provare a tingerci la faccia di nero per avere qualche speranza di podio”. Si riferisce a Simone Biles, dominatrice di questi Mondiali e Bronzo alla Trave, sedicenne afroamericana di Columbus, Ohio. A queste latitudini la frase viene presa con un sorriso e molti commenti di approvazione, dall’altra parte dell’Oceano fa tutto un altro effetto.

Si scatena la stampa a stelle e strisce e Carlotta capisce di averla fatta grossa, martedì cerca di metterci una pezza

 

 

 

Fatto è che se in Italia metabolizziamo in fretta le affermazioni alla Borghezio, in America il tasto è dolente e insistono sul punto. Carlotta è giovane e in quel momento era sotto stress, non è una giustificazione ma semplicemente un comprendere la situazione. Il punto è che sulla pagina Facebook della Federazione Italiana di Ginnastica arriva, questa volta a freddo, una posizione che ci riporta al primo passaggio di questo articolo. “Carlotta si stava riferendo a una tendenza di questo momento della Ginnastica che sta andando verso una tecnica che fornisce nuove opportunità alle atlete di colore, ben conosciute per la loro potenza, penalizzando lo stile artistico dell’Europa orientale che ha permesso a russe e rumene di dominare per anni. Perchè non vi sono nuotatori di colore? Perchè quello sport non si adatta alle loro caratteristiche. La ginnastica sta diventando uguale al punto di voler essere di colore?”. Per difendere una situazione, nella quale Carlotta si stava scusando, si è deciso di camminare su di un campo minato.

Il presidente della Federazione americana non può fare a meno che fare una dichiarazione pubblica nella quale esprimte tutto “il disappunto della Federazione per i recenti commenti di Carlotta Ferlito e, apparentemente (concesso il beneficio del dubbio per l’uso di Facebook, ndr), della Federazione Italiana. La Ginnastica è uno sport che punta all’integrazione e non vi deve essere spazio per l’insensibilità razziale.. Stiamo contattando la Federazione italiana per avere dei chiarimenti”.

 

Update: Attraverso un comunicato ufficiale il presidente della Federazione è intervenuto direttamente a ristabilire equilibrio “Il Presidente Riccardo Agabio coglie l’occasione per condannare fermamente e per prendere le distanze da ogni forma di razzismo e di discriminazione, che non fanno parte della storia e della cultura della Ginnastica italiana. Purtroppo l’equivoco è nato sui canali di informazione federali e un commento apparso sul nostro profilo Facebook, teso a dare un’interpretazione alla frase della Ferlito (quando andava soltanto censurata) non ha fatto altro che creare ulteriore confusione, turbando la sensibilità dei tanti utenti, molti dei quali statunitensi, che ci stavano seguendo”.

 

Massimo Brignolo

Manager di una multinazionale, da quasi 50 anni guardo allo sport con gli occhi sognanti dell'eterno ragazzo. Negli ultimi anni, fulminato dall'aria olimpica respirata nella mia Torino, ho narrato lo sport a cinque cerchi, quello che raramente trova spazio nei media tradizionali. Non disdegno divagazioni nel calcio, mettendo da parte l'anima tifosa, che può ancora regalare storie eccezionali da narrare a modo mio.

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