Julia Ituma e le altre vite di sportivi finite troppo presto…

Julia Ituma è tornata a casa. L’ultimo saluto alla pallavolista della Igor Novara, precipitata da una finestra di un Hotel a Istanbul, in Turchia, dove si trovava per giocare una partita di Champions League, è a Milano. Restano ancora da chiarire le dinamiche dell’accaduto, ma i primi risultati dell’autopsia sembrerebbero confermare l’ipotesi del suicidio. Una scelta che accomunerebbe la giovanissima pallavolista a tanti sportivi.

I dolori insormontabili dei calciatori

Robert Enke
Immagine | Epa

Uno degli eventi più drammatici risale al 2009 quando Robert Enke, uno dei migliori portieri di calcio della sua generazione, a un anno dai mondiali che lo avrebbero visto sicuramente protagonista, saluta la moglie dicendole che sarebbe andato ad allenarsi. Si butterà invece sotto un treno in corsa. Justin Fashanu dopo aver convissuto con il senso di colpa di essere omosessuale, trova il coraggio di fare “outing” al “The Sun”. Il tabloid pubblica l’intervista esclusiva con l’idea di squarciare il velo dell’ipocrisia: il risultato sarà, invece, devastante. La sua comunità lo rinnegherà, compreso suo fratello John. L’ultimo atto si consuma nel 1998. Il suo corpo sarà trovato privo di vita, appeso a un cappio nel garage.

Gary Speed, dopo una brillante carriera da calciatore, si cimenta con successo in quella di allenatore. Il Galles se ne giova, arrivando quasi a giocarsi l’approdo alla fase finale del mondiale. Il percorso però si interrompe dopo una pesante sconfitta contro l’Irlanda. Nel novembre del 2011, Speed si impicca nel garage di casa. Lascia moglie e due figli. Un caso italiano, quello di Agostino di Bartolomei: capitano della Roma che torna a vincere lo scudetto nel 1983. Perde ai calci di rigore, in casa, all’Olimpico, la finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool, il 30 maggio del 1984. Dieci anni dopo quella partita, si toglierà la vita.

Dal ciclismo, all’atletica

Valentino Fois
Immagine | Ansa

Anche nel ciclismo si sono piante morti improvvise e scioccanti. Dupouey, ex campione del mondo di mountain bike, nel 2006 viene squalificato e condannato a tre mesi di carcere per doping. Una delusione dalla quale non si riavrà mai. Caduto in depressione, si suicida nel febbraio del 2009. Vicende per certi versi analoghe a quella di Valentino Fois, squalificato per doping e poi caduto nel vizio della droga. Similitudini, seppur con diversi aspetti ancora da chiarire, con la vicenda di Marco Pantani. La sua storia è amaramente nota: muore il giorno di San Valentino del 2004 in un anonimo hotel di Rimini. Si parla di overdose ma a quasi 20 anni dalla tragedia, vi sono ancora diverse opacità sulla vicenda.

Dolorosissima, poi, anche la storia di Maura Viceconte, campionessa di atletica leggera, maratoneta e mezzofondista: nel giugno del 2007 le viene diagnosticato un carcinoma maligno al seno. Guarita, muore suicida il 10 febbraio 2019. Il maratoneta Kōkichi Tsuburaya si toglie la vita il 9 gennaio 1968: si suicida tagliandosi i polsi. In una lettera, spiega il perché di quel gesto: troppo stanco per continuare a correre. Dice addio e chiede di essere perdonato… Ma più probabilmente come tutti gli altri, merita le scuse per non essere stato capito e aiutato.

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