La crescita di Jasper Philipsen, da “disaster” a sprinter

Poker servito. Nessuno come Jasper Philipsen. Senza l’aiuto di Van Der Poel, il “boss” dello sprint ha mostrato ancora una volta chi comanda in volata nell’undicesima tappa del Tour de France. È già la quarta vittoria per il belga, maglia verde, dall’esordio il 1° luglio a Bilbao, dopo i successi di Bayonne, Nogaro e Bordeaux.

Il percorso di crescita: da disaster a magister

Una vera e propria evoluzione. Nella notissima serie Netflix dedicata al Tour de France, “Au Coer de Peloton”, che racconta tutti i retroscena della Grande Boucle, il profilo del velocista belga era abbastanza discusso. Era soprannominato, senza mezzi termini, Jasper Disaster, appellativo derivante da una tappa a Calais dello scorso anno quando Wout Van Aert ha vinto, mentre Philipsen esultava, convinto di aver tagliato per primo il traguardo. Una gaffe che lo ha segnato ma anche educato, sportivamente parlando, a dovere. Il ragazzo adesso, quando tira la volata, non cede di un millimetro sino al traguardo e riesce a mettere a terra velocità ed esplosività. Una bella risposta a chi lo etichettava come bravo ma superficiale e con la testa fra le nuvole. Effettivamente capita che si dimentichi il casco o le scarpe, ma non più che non si esprima al massimo delle sue possibilità. La Alpecin-Deceuninck ha puntato fortemente su di lui e, a conti fatti, ci ha visto lungo.

A caccia di record: cinque vittorie in un Tour

Jasper Philipsen
Immagine | Ansa

Dopo la vittoria nella tappa passarella di Parigi e in quella di Carcassone, nel 2023 Philipsen ha lasciato solo le briciole ai rivali. Poker servito, con possibilità di eguagliare il record di vittorie di Marcel Kittel che ha totalizzato cinque vittorie di tappa in un Tour, non lascia spazio alle interpretazioni. Jasper Philipsen ha centrato a Moulins il quarto successo su cinque sprint disponibili che, sommati alle due vittorie dello scorso anno, a Carcassone e sui Campi Elisi, fanno sei delle ultime sette volate al Tour. Numeri indiscutibili, anche e soprattutto perché questa volta non si può parlare né di “vizi” di forma né di scorrettezze. A volte lo sprinter corre al limite e non è esattamente simpatico ritrovarselo nel gomito a gomito ma tutti i rivali, a differenza di qualche tempo fa, lo hanno riconosciuto come il migliore. Resta da capire, ma la Groupama ha compiuto delle scelte differenti, se in un testa a testa con Demare possa primeggiare con regolarità. Si scoprirà a tempo debito. Intanto, Philipsen mette in mostra velocità, posizione, forza fisica, equilibrio e resistenza al contatto. Insomma, provate a batterlo…

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