Mondiali basket, la favola di Victor Claver

Ci sono campioni che non hanno bisogno della carta d’identità per scendere in campo. Non è questione di scordarsi l’età. Semplicemente, per gente del calibro di Victor Claver, l’età non conta. Il 35enne si è presentato in campo da par suo contro l’Iran. Tre assist, 3 su 3 da fuori area con una percentuale del 100% e altrettanti rimbalzi. Tutto in solo 13’ in campo. Quanto basta e avanza per convincere tutti, Sergio Scariolo compreso.

Una storia senza limiti

“Grande incontro. Non ho altre parole per definire la partita di Victor”. Il coach Sergio Scariolo, personaggio non esattamente avvezzo ai complimenti, ha gestito il valenciano ma non sperava di ricevere così tanto in cambio. Lo score è al di là di qualsiasi aspettativa, anche la più rosea, e riassume, di fatto, quel che Claver è stato in grado di fare nei sedici anni al servizio della armata rossa spagnola. 16 lunghi anni sotto le plance, una storia che si racconta da sola e si riassume nel concetto del superamento di ogni limite. Per continuare a fare ciò che gli piace di più, ovvero giocare a basket, Claver ha gettato cuore e stampelle oltre ogni ostacolo. La sfortuna si era accanita su di lui: operato per un infortunio alla caviglia destra nel 2009, poi al menisco esterno del ginocchio sinistro nel 2017. Nel 2019, un problema alla pianta del piede sinistro e nel 2020, una nuova operazione, questa volta al destro. Nel 2022 ha dovuto rinunciare all‘Europeo per prendersi cura delle sue caviglie. Ma non era sparito. Nonostante un anno difficile fatto di infortuni, ha confermato a Sergio Scariolo di essere pronto a salire a bordo di questa nuova avventura iniziata in Indonesia.

Nessun favore, un rispetto guadagnato sul parquet

Sergio Scariolo
Immagine | Epa

“Ringrazio Victor per la sua disponibilità. Viene con noi senza avere un posto assicurato”. Pensieri e parole di Sergio Scariolo all’inizio del ritiro. Claver ha rispettato le scelte e mantenuto la sua promessa. Sarebbe sceso in campo per aiutare la squadra e solo se fosse stato in condizione di farlo. Prima si è guadagnato una convocazione fra i “12”, poi ha risposto sul parquet. La speranza è che sia decisivo come nel 2019, quando è stato fondamentale nella spedizione che ha portato la Spagna a conquistare l’oro. Anche allora ha giocato con grande umiltà e straordinaria efficacia al posto di Juancho, allora più giovane. Con gli anni, ha acquisito sicurezza e ha lavorato anche sull’aspetto mentale. Anni e infortuni dopo, è ancora più consapevole: soprattutto di poter vincere ancora.

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