La Wada, al momento, non ha presentato al momento alcun ricorso al Tas contro la sentenza. Ha ancora tempo per farlo visto che ha diritto a un supplemento nelle scadenze
Sembrava tutto finito, ma in realtà non è ancora così. La telenovela della Wada per il caso doping continua e sembra non avere fine. Jannik Sinner, fresco vincitore degli Us Open (sfondando quota 11mila punti in un anno nel ranking Atp), ha una grande certezza per stare tranquillo e puntare con tranquillità agli ultimi tornei e, perché no, bissare con l’Italia il successo in Coppa Davis di fine 2023. Quale? La solidità delle sue motivazioni che hanno portato alla sua assoluzione da parte dell’Itia, l’International Tennis Integrity Agency. E sono queste motivazioni a essere finite sotto la lente di ingrandimenti dell’agenzia antidoping mondiale, la Wada appunto.
È ormai nota a tutti come la sentenza del 19 agosto scorso ha stabilito che non sussiste colpa o negligenza di Sinner per la doppia positività al clostebol. La Wada, al momento, non ha presentato al momento alcun ricorso al Tas (Tribunale arbitrale sportivo di Losanna) contro la sentenza. Ha ancora tempo per farlo visto che ha diritto ad un supplemento nelle scadenze. Si tratta di 21 giorni da quando Wada fa richiesta di ricezione degli atti, o di 21 giorni dal momento in cui ogni altra parte ha diritto a fare ricorso. La richiesta di altra documentazione è stata fatta la scorsa settimana, il caso rimane aperto. Anche se subito dopo la notizia dell’assoluzione, sembrava che la Wada avesse tempo fino al 6 settembre (poi diventato 10 settembre).
Le prossime tappe
Quali sono le intenzioni dell’agenzia antidoping mondiale? In primis, deve capire se il ricorso può avere ragioni convincenti davanti al Tas. Anche perché, e questo è un altro aspetto da non sottovalutare, le sentenze delle agenzie indipendenti come l’Itia sono estremamente motivate dal punto di vista giuridico. I giudici hanno creduto al numero uno al mondo, ritenendo molto plausibile l’assunzione involontaria di Sinner. Tra l’altro tutto documentato con una ricca letteratura scientifica. Insomma, i legali dell’altoatesino hanno saputo muoversi molto bene in questa vicenda inizialmente intricata.
Ci sono stati casi recenti riguardo al clostebol e le sentenze hanno accreditato l’assunzione involontaria degli atleti. Facendo attenzione più al fatto se gli atleti, pur avendo fiducia nel proprio nucleo di familiari e nel proprio staff, abbiano avuto una qualche percezione del rischio e del pericolo, e quindi per questo negligenti, o fossero totalmente all’oscuro. È quanto sostenuto nella ricostruzione degli avvocati di Sinner. Adesso la Wada sta valutando tutto questo e avrà praticamente tempo fino a fine mese. Poi, se deciderà di non ricorrere al Tas, Jannik potrà finalmente archiviare questa brutta vicenda.
Cosa è successo
Riavvolgendo il nastro, rispolveriamo cosa è accaduto davvero. Questi avvenimenti risalgono allo scorso aprire, durante il torneo di Indian Wells. In quei giorni Sinner viene sottoposto a un test antidoping, che rileva una positività al clostebol, uno steroide anabolizzante vietato. Nelle sue urine era presente, a onor del vero, in quantità inferiori a un miliardesimo di grammo. Il numero uno al mondo viene sospeso in via provvisoria, ma fa immediato appello d’urgenza (ne era suo diritto ed è questo l’iter) rivolgendosi a un tribunale indipendente (Itia) e ottiene la revoca immediata della sospensione che gli permette di finire quel torneo (sconfitto in semifinale dallo spagnolo Carlos Alcaraz) e di giocare nei mesi successivi a Miami, Montecarlo, Roland Garros, Wimbledon e Cincinnati.
Un’udienza che si è tenuta presso Sport Resolutions il giorno di Ferragosto ha chiuso il caso, con il tribunale indipendente che ha stabilito che si sia trattato di un caso di contaminazione e che da parte di Sinner non ci sia stata colpa o negligenza.
Come è avvenuta la contaminazione
Ma come è avvenuta questa contaminazione? Tutto è stato spiegato in un documento di ben 33 pagine dell’Itia. In sostanza, il 13 febbraio Umberto Ferrara (preparatore atletico di Jannik fino a quest’estate), ha acquistato presso una farmacia di Bologna il Trofodermin, uno spray per curare le ferite acquistabile senza ricetta che contiene, tra le varie sostanze, anche il clostebol. Lo spray è stato portato a Indian Wells, dove Giacomo Naldi (fisioterapista, anche lui non fa più parte del team di Sinner dallo scorso mese) l’ha usato per curarsi una ferita alla mano. Non sapeva contenesse il clostebol e quella ferita se l’era procurata con un tronchesino per i calli usato trattando un piede di Sinner.
Ed ecco la contaminazione. Durante il torneo Naldi ha effettuato diversi massaggi a Sinner, alcuni durati anche più di un’ora e tutti a mani nude, senza guanti. La contaminazione sarebbe avvenuta perché Sinner, a sua volta, presentava delle ferite aperte (soprattutto sui piedi). Tutto questo è stato ritenuto credibile dal tribunale indipendente. Da qui l’assoluzione. Ma per responsabilità oggettiva Sinner ha dovuto rinunciare al montepremi guadagnato a Indian Wells e ai punti conquistati in quel torneo (400 in totale).
Ma adesso cosa rischia Sinner?
Su tutta questa vicenda sembrava essere calato il sipario, come detto, il 6 settembre. Poi il 10 settembre, ma l’euforia dell’altoatesino è durata poche ore. Perché la Wada, appunto, ha ancora tempo per fare ricorso al Tas. Se accadesse, cosa rischierebbe l’azzurro? Se il Tribunale arbitrale dello sport di Losanna riconoscesse una colpa o una negligenza, Sinner sarebbe squalificato da tre a sei-otto mesi dal 10 marzo, giorno della prima positività. Uno scenario non proprio bello per Jannik, che perderebbe tutto ciò che ha vinto dal 10 marzo fino al giorno in cui termina la pena. Detto questo, per la revoca degli Us Open serve una squalifica di sei mesi.
Adesso sono in tanti a dubitare del comportamento della Wada. E molti stanno pensando a un intento politico vedendo l’insistenza sulla vicenda dell’agenzia antidoping mondiale. Il motivo? C’è da togliere la macchia per il caso dei 23 nuotatori cinesi positivi alla trimetazidina assolti dall’antidoping locale e che Wada non ha appellato al Tas, minando in questo modo la credibilità dell’Agenzia stessa (che anche per questa cosa attraversa un momento difficile). Approfondire il caso Sinner potrebbe essere una reazione alle accuse di inefficienza. Ma c’è da prestare attenzione a una cosa: il rischio è grande anche per la Wada. Appellarsi e perdere davanti al Tas sarebbe una sconfitta devastante.
Potrebbe interessarti anche questo articolo:Jannik Sinner positivo clostebol, ecco i precedenti nel tennis