Eroi moderni

Tre anni senza Kobe Bryant, i dieci momenti migliori della stella dei Lakers

Calabasas, contea di Los Angeles, California, ore 9,47 del 26 gennaio 2020. Un elicottero prende fuoco a neanche un’ora dal decollo. Delle sette persone a bordo non si salva nessuno: il pilota Ara Zobayan, i passeggeri John Keri, Alyssa Altobelli, Sarah e Peyton Chester, Christina Mauser. Anche Kobe Bryant, 41 anni, e la figlia di 13 Gianna “Gigi” Maria. A volare in cielo è la storia dei Los Angeles Lakers e del basket: conquista cinque titoli Nba in 20 anni di maglia oro e viola, due ori olimpici, un campionato americano e un posto nella Hall of Fame del Naismith Memorial Basketball. La sua carriera è costellata di imprese e azioni magiche, ma sono dieci i momenti migliori che vale la pena ricordare in questo anniversario.

Photo by Neon Tommy licensed under CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0/deed.en)

Kobe Bryant: le schiacciate e l’alley oop a O’Neal

Tra le migliori giocate è obbligatorio citare la schiacciata nella sua seconda stagione in Nba, a soli 19 anni. È il 1997, non è ancora titolare e durante la cosiddetta “pre-season” (fase che precede la stagione vera e propria) vola sopra Ben Wallace (centro dei Washington Wizards) e fa uno slam dunk memorabile. Sei anni dopo, a oltre venti punti di vantaggio contro i Denver Nuggets, riceve un passaggio dalla rimessa dopo un tiro libero avversario, si passa la palla dietro la schiena, salta e infila la palla nel canestro a due mani dopo una piroetta.

Un altro “dunk” è sempre nel 2003, puro spettacolo contro i Minnesota Timberwolves. Il lungo Kevin Garnett prova a trattenerlo, ma Bryant evita la sua stoppata e quella di un altro giocatore: finta la schiacciata diretta, passa sotto il canestro, resta in volo e infila la palla dall’altro lato. Un’altra giocata spettacolare è l’alley oop a Shaquille O’Neal contro i Portland Blazers nel 2000. Gara 7 della Western Conference, 83 a 79 dopo una rimonta dei Lakers: Bryant supera Scotty Pippen e fa un passaggio di prima a O’Neal, che schiaccia e porta alla vittoria LA.

Le partite sopra quota 60 punti

Tolte le giocate, di Bryan si ricordano anche intere partite dove riesce a fare la differenza da solo. Come il 22 gennaio 2006: 81 punti in un singolo match contro i Raptors di Toronto, 55 dei quali realizzati negli ultimi due quarti mentre gli avversari, nello stesso periodo, ne fanno solo 39. La partita termina 122 a 104 per i Lakers e tre quarti di vittoria si devono a lui: soltanto Wilt Chamberlain ha fatto di meglio, segnando gli storici 100 punti nel 1962. Bryant termina la sua carriera Nba contro gli Utah Jazz nel 2016: 60 punti e una rimonta riuscita negli ultimi tre minuti di gara.

I momenti di alta tensione

Gara 4 del primo turno di playoff 2005-2006, Lakers contro Pheonix Suns. Sotto di due punti e a meno di otto secondi dalla fine, Il team di Los Angeles consegna la sfera a Bryant che vicino al canestro segna due punti: si va ai supplementari. A sei secondi dalla fine, sotto di uno, dopo una palla contesa, Kobe entra nell’area da tre e subisce una doppia marcatura. Arriva il guizzo del campione: tiro in sospensione, due punti spettacolari e vittoria per i Lakers

Immagine di pubblico dominio

Gara 7 delle finali Nba del 2010, eterna sfida Los Angeles Lakers-Boston Celtics. Undici secondi dalla fine, Lakers in vantaggio di quattro punti. A 30 secondi dalla fine e a un passo dal titolo, Bryant tenta un tiro da tre, lo sbaglia, si fa trovare in lunetta dopo il rimbalzo e tenta una giocata da due subendo fallo. Ai tiri liberi si va sull’81 a 76. Ottiene così l’ultimo titolo della sua carriera: giocando come un ragazzino, divertendosi.

Bryant contro il dolore e la paura

Nell’aprile del 2013, a 34 anni, Bryant cade a terra a tre minuti dalla fine contro Golden State Warriors. Rimane in campo per due tiri liberi, portando la squadra in parità e quindi di nuovo in partita. Uscendo dal campo scopre subito dopo di essersi rotto il tendine d’Achille: è fra gli infortuni sportivi più dolorosi, ma la concentrazione è così alta che “Black Mamba” Kobe non sente nulla finché è in campo.

La carrellata può chiudersi con uno degli episodi più famosi per gli amanti dell’Nba. Partita contro Orlando Magic, marzo 2010: nasce un alterco tra lui e Matt Barnes per una serie di contatti sporchi. Bryant mantiene la calma, Barnes no e si prende due falli tecnici. Al momento della rimessa, si avvicina a Kobe e finge di tirargli il pallone in faccia, a un centimetro dal naso. Bryant non batte ciglio, resta immobile, lo guarda con aria beffarda. In testa, come sempre, ha solo la partita da giocare.

Lorenzo Rotella

Leggo e scrivo da quando ne ho memoria e sono un critico onnivoro di cinema e letteratura. Militante dell’associazione Carovana Antimafia Ovest Milano dal 2018, copywriter di cronaca per grandi media dal 2019, giornalista del quotidiano La Stampa dal 2021, collaboratore del magazine e sito web Green Planner dal 2022, autore della raccolta di poesie “Mille Soli Una Notte” edito da NMBook World.

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