Cara Josefa, non usare lo sport come difesa

TORINO. Negli ultimi trenti anni abbiamo esultato per le vittorie conquistate nei bacini di tutto il mondo da Josefa Idem, ora Ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili. Una nomina per la quale non abbiamo particolarmente gioito perchè non necessariamente a priori chi eccelle in un campo è destinato a farlo in tutti gli ambiti. Gli intrighi della politica, l’attacco a cui la campionessa olimpica di Canoa è sottoposta in questi giorni, esulano dall’interesse di queste pagine, come ogni altro cittadino la Idem risponderà dei suoi comportamenti di fronte alle autorità.

A prescindere, quindi, dalla natura della vicenda, nella conferenza stampa di ieri del “Non mi dimetto”, non possiamo accettare una delle ragioni addotte, “ho vinto più di 30 medaglie per l’Italia, ho partecipato a 8 Olimpiadi”. E’ lo stesso sport ad insegnare, e Josefa Idem lo ha dimostrato per quasi tre decenni che, il giorno dopo, le medaglie sono solo in bacheca, si riparte da zero, ci si deve di nuovo mettere in discussione per affrontare una nuova scalata. Usare i successi passati, siano essi sportivi, imprenditoriali, culturali, non è giustificazione per nulla; è una maldestra strumentalizzazione della quale, nel caso specifico, lo sport non ha bisogno.

La storia dello sport è piena di vincitori che scivolano su bucce di banana e, mentre ci auguriamo che questo sia solo un fuoco di paglia, da narratori dello sport vorremmo che questo venisse lasciato fuori da altre vicende che nulla hanno a che vedere. I problemi del movimento sono sufficienti anche senza che questo venga usato per altri scopi.

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