Olimpismo e tifo da bar

TORINO. Lo scopo del Comitato Olimpico internazionale e dei suoi membri è quello, si legge nell’Olympic Charter, di “incoraggiare e supportare la promozione dell’etica e dell’educazione della gioventù attraverso lo sport dedicando i suoi sforzi ad assicurare che prevalga lo spirito del fair play”. Si potrebbe obiettare che non sempre i comportamenti della famiglia olimpica abbiano seguito questi principi ma fatto è che tali rimangono. Ora certe affermazioni sul futuro dei giochi olimpici probabilmente non hanno conseguenze se fatte seduti davanti ad un caffè o una birra nella redazione di Olympialab, ma appaiono decisamente gravi se fatte dal massimo rappresentante del movimento olimpico italiano in una circostanza ufficiale. Il presidente del CONI, questa mattina, ha dichiarato in riferimento alla designazione della sede delle Olimpiadi del 2020 che avverrà in settembre a Buenos Aires “non posso fare il tifo per Madrid perche’ se l’Olimpiade va a loro siamo fottuti”.

Siamo al tifo da bar e non certo alla esecuzione di un compito nell’interesse dello sport e del movimento olimpico, al massimo alla prevalenza di un interesse puramente campanilistico per una possibile, e tutta da verificare, candidatura italiana alle Olimpiadi del 2024. Quando tra tre mesi i rappresentanti italiani in seno all’assemblea del CIO (Franco Carraro, Ottavio Cinquanta, Mario Pescante e il membro onorario Manuela Di Centa) dovranno esprimere il loro voto – che confidiamo sarà comunque in massima libertà e per il meglio del movimento olimpico – quanto peserà questa posizione campanilistica espressa in termini da bar dello sport?.

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contenuto ceduto in esclusiva dall’agenzia alaNEWS. Riproduzione vietata. Anno 2013

 

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